Ormai da settimane ascoltiamo opinionisti che sui giornali, nelle radio, in TV ci ricordano quanto siano meravigliosamente oneste e perfette queste ragazze del pallone. All’interno di ogni media leggiamo e ascoltiamo giornalisti tessere le lodi di questi Mondiali femminili nei quali le protagoniste vengono descritte con gli stessi aggettivi con i quali veniva cantato l’onore dei cavalieri medievali. Ecco presentarci un calcio rinato grazie a queste donne che non sputano, non protestano, non insultano, non simulano. E invece sono bastati due ottavi di finale perché la scena, anche nell’universo femminile, venisse presa dai temi per i quali si denigra la controparte maschile. Var, sputi, gomitate e razzismo.

Gli insulti razzisti

La giocatrice francese Renard prima di una partita dei Mondiali femminili
Foto dalla pagina Facebook ufficiale della giocatrice francese

Nell’ottavo di finale tra Francia e Brasile ( la partita più vista della storia dei Mondiali femminili) la giocatrice francese Renard entra in maniera scomposta scaraventando a terra la brasiliana Debinha. Non contenta la francese si avvicina alla giocatrice stesa a terra con aria di sfida dicendole di alzarsi. Niente di grave fino a qui, succede sui campi di pallone. Quello che non dovrebbe succedere e che troppo spesso invece ci troviamo a commentare è l’ondata di insulti razzisti che ne segue e rimbalza tra lo stadio, Twitter, la pagina Facebook della ragazza fino ad arrivare in tutte le testate giornalistiche, prima del Brasile e poi del mondo.

Sputi, gomitate e ingiustificate proteste contro la Var

Lo sputo che ha scandalizzatogli inglesi durante i Mondiali Femminili
Mondiali femminili Inghilterra-Camerun : Il momento dello sputo da parte della Ejangue subito dopo aver commesso il fallo che porterà al vantaggio inglese

Altro ottavo di finale, altri episodi che allontanano questo alone di santità dai Mondiali femminili. La partita in questione è Inghilterra-Camerun, le inglesi dopo 18 minuti vedono fischiarsi a favore un fallo a due in area per un retropassaggio dalla Ejangue che non contenta del danno appena fatto sputa anche sul braccio della sua avversaria girata di spalle. L’arbitro non vede, il Var nemmeno ma l’Inghilterra passa comunque in vantaggio grazie a quella punizione.

Nel finale di primo tempo le inglesi raddoppiano con un gol segnato mentre il guardalinee alza la bandierina per segnalare il fuorigioco. L’arbitro annulla, poi richiamato dal Var si accorge dell’errore e convalida il gol. Partono le proteste delle giocatrici camerunensi che dicono di essersi fermate avendo visto la bandierina del guardalinee alzata. Rivedendo l’azione ci si accorge di quanto questo non sia vero, visto che la giocatrice inglese era completamente sola e ha calciato in una frazione di secondo. Nessuna camerunense sarebbe potuta intervenire e comunque da regolamento il gol è valido.

Eppure le giocatrici non solo protestano contro una decisione sacrosanta, ma vorrebbero addirittura abbandonare il campo. La scena si ripete nel secondo tempo quando Nchout si vede negare la gioia del gol dal Var per fuorigioco. Anche qui le giocatrici vorrebbero abbandonare il campo, anche se il gol era giustamente da annullare.

Almeno in Italia stiamo vivendo questi Mondiali femminili passando il tempo a schierarci tra chi santifica le ragazze del pallone e chi le denigra per mancanze tecniche rispetto ai colleghi maschi. Non sarebbe meglio guardare semplicemente le partite?

Perché in fondo in fondo, nel bene e nel male, gli uomini e le donne sono uguali.

Marco Napoleoni

LEGGI ANCHE: