Esiste un uomo capace di far diventare evento una amichevole primaverile tra vecchie glorie. Quando si toglie la parte superiore della tuta e spunta la maglia da gioco con il numero 8 e il suo cognome sopra, tutto lo stadio si alza in piedi ad applaudire. Non importa che sia il minuto 55 di una amichevole tra vecchie glorie di Inter e Tottenham. Esce Van der Vaart ed entra l’uomo per cui buona parte dei presenti ha acquistato il biglietto: Paul Gascoigne. Nei 15 minuti in cui è in campo la standing ovation del pubblico non si ferma per un secondo.

Perché il calcio non è il Var, il calcio non è la polemica sul rigore, il calcio non è il buu razzista a chi ha appena segnato. Il calcio è il genio, la sfrontatezza, l’originalità del campione. E Gazza, nonostante tutti i problemi che ha avuto ultimamente, nonostante abbia fatto morire di rimpianti le squadre in cui ha giocato, incarna lo spirito del calcio.

La sua carriera è costellata di gol pazzeschi, come quello segnato alla Scozia a Wembley durante gli europei del ’96, o quello a Pescara con la Lazio quando dribblò tutta la squadra abruzzese prima di segnare. Ma soprattutto di scherzi memorabili, da quando si presentò agli allenamenti con il Totthenam portando uno struzzo, a quando rubò la macchina del team manager Manzini, che lo aveva accusato di non saper guidare bene, per fagliela ritrovare perfettamente parcheggiata all’interno della palestra del centro sportivo laziale.

Come ricorda Dino Zoff che lo ha allenato nella Lazio: “Era un’artista vero”.

I campioni di oggi, come Ronaldo e Messi, sono troppo bravi ragazzi, troppo televisivi, troppo perfetti. Il genio c’è, ma manca maledettamente quella parte di sregolatezza che rende il tutto più romantico. Ma Paul Gascoigne non è semplice sregolatezza, Gazza è uno di noi, anzi meglio, è l’amico che porteresti sempre per dare vita a una serata.

E’ forse per questo che il legame tra Gazza e i tifosi è cosi speciale. Da una parte e dall’altra. Basti pensare che quando è tornato a Roma in occasione della partita di Europa League tra S.S. Lazio e Tottenham Hotspurs ha pianto in albergo ricordando i tempi coi biancocelesti, il gol nel derby negli ultimi minuti, e più in generale i 3 anni vissuti a Roma.

Paul nella sua carriera poteva fare molto di più, certo. Ma i più amati non sono mai perfetti.

Gascoigne ha fatto la storia del calcio. Un tipo di storia diversa, vera, fatta di problemi, depressione, alcool, pianti, sorrisi, giocate, scherzi e follie che nessun altro uomo sulla terra sarebbe stato un grado di immaginare. A quelli che partono per andare a vedere una amichevole, a qualsiasi tifoso che apre Youtube per rivedere qualche sua magia, non gliene importa niente dei se che è costretto a pronunciare chi racconta la sua carriera.

Lo hanno dato per morto più di qualche volta, quando è stato ricoverato per curare la dipendenza da alcool, quando è scappato dal centro di recupero, quando sembrava fosse malato di SLA. Paul Gascoigne è tornato, anche se non era mai andato via. E mai se ne andrà. Lo ritroveremo sempre, magari in una immagine su una felpa alla moda, nel testo di una canzone di Sanremo, o molto più spesso nel coro di chi ha bevuto qualche birra in più, in un qualsiasi pub del mondo.

Marco Napoleoni