Chi usa le parole per lavoro, dovrebbe attribuire sempre il giusto peso alle parole stesse; soprattutto, dovrebbe avere ben presente le differenze tra quelle che rischiano di assomigliarsi.

Non ci crederete, ma parliamo di Paulo Fonseca, il nuovo allenatore della Roma. Il fatto che sia nuovo sottintende che, indipendentemente da ciò che pensiamo di lui e da quello che farà con la squadra giallorossa, non può avere colpa per tutto quello che alla Roma è successo negli ultimi tempi, o per la logica che ha guidato il mercato del club negli ultimi anni.

Invece, dopo le tragicomiche peripezie dei vari “no grazie” o dell’ipotesi su profili imbarazzanti, il tecnico portoghese rischia di essere giudicato sulla base della caduta degli entusiasmi e del ridimensionamento delle ambizioni che una tifoseria intera aveva già iniziato a provare prima che spuntasse il suo nome. 

Comprensibile, ma fondamentalmente ingiusto.

Così come quando dovremo giudicare con obiettività il suo gioco e la sua maniera di proporre calcio (per scaramanzia evitiamo di dire “il suo calcio”), sarà opportuno dire che abbiamo alcune riserve, il che non equivale a parlare di stroncature; o sarà utile dire che può presentare alcuni fattori di rischio, il che non vuol dire che parliamo di una tattica che esporrà la Roma a rovinose imbarcate.

Una cosa possiamo permetterci di dirla, proprio perché, almeno a nostro avviso, ben circostanziata: Fonseca è un giovane allenatore che può vantare un decoroso pedigree a livello internazionale, suffragato da un crescendo di risultati, anche nelle coppe, ottenuti in due nazioni.

Al tempo stesso, è digiuno della scorbutica “grammatica” tattica e soprattutto tatticistica del campionato italiano. Ci vorranno, o per meglio dire ci vorrebbero un poco di obiettività e di pazienza se dovessimo vedere la Roma soffrire, nell’abbrivio del prossimo torneo, in qualche spigolosa trasferta di provincia, ad esempio.

Se l’ambiente (ah, l’ambiente!) sarà in grado di guardare un pochino oltre le inevitabili difficoltà iniziali, allora dopo qualche tempo potremo giudicare con obiettività e forse anche goderci il gioco della Roma di Fonseca. Qualcuno potrebbe, a ragione, obiettare che di pazienza i tifosi della Roma ne hanno già avuta troppa: vero, ma che c’entra il tecnico portoghese?

Se no, c’è sempre il piano B, che per molti è in realtà il piano A: continuare a parlare della maschera di Zorro, procedere per frasi fatte e, in sostanza, cazzeggiare. In quello siamo tutti bravissimi e costa pure meno fatica.