Bologna è una città nobile, rispettosa. Da sempre. Dove lo sport è vissuto con maturità dividendo la passione tra football e basket. Sembra distaccata ma è solo educata.  Sono cresciuto al Dall’Ara tifando un Bologna che aveva vinto il suo settimo scudetto pochi anni prima. Bulgarelli, Pascutti, Haller e Savoldi, sono alcuni dei campioni che brillano ai vertici della serie A dopo quello scudetto indimenticabile. In quegli anni i giocatori li puoi trovare al bar e magari offrirgli un caffè e il sabato le squadre ospiti passeggiano in centro per firmare gli autografi. Oggi sono scortati dalla Polizia e si comportano come delle rockstar. 

Con 44 punti il Bologna vince il suo piccolo scudetto. Siniša Mihajlović compie un’impresa impossibile. L’allenatore serbo è riuscito a compattare una squadra allo sbando con un piede in serie B e portarla al decimo posto partendo dal penultimo. Mihajlović ha avuto il tempo e le partite necessarie per organizzare la salvezza, partendo addirittura con una vittoria sull’Inter a San Siro, lavorando con un team di ottimi giocatori, rafforzato a gennaio per carità, ma ottenendo pur sempre un’impresa. Se l’allenatore rimane e la società si tonifica, Bologna può ambire a tornare in Europa dove le gesta di Beppe Signori l’hanno fatta sognare 20 anni fa. 

Il calcio italiano merita più competitività. Non si vive di sola Juventus. Il fenomeno Atalanta fa bene allo sport e mi sento di applaudirlo. Il Bologna ha giocato un buon calcio, facendo dimenticare in fretta le difficoltà in cui si era paludato un povero Pippo Inzaghi, sterile in attacco e con un gioco senza idee. Palacio, Orsolini, Pulgar, Poli, Dijks e tutta la rosa hanno identificato gli strumenti per salvare la squadra nonostante l’ultimo posto per andare in serie B fosse diviso tra 7 squadre che continuavano a fare punti, a parte la Fiorentina. 

I tifosi rossoblu, in queste ore, sperano che l’allenatore serbo trovi un accordo con la proprietà per dare un seguito al suo percorso. Tattica, obiettivi e motivazioni sono i tre punti cardine utilizzati da Mihajlović per ottenere il massimo dal suo gruppo, sfatando per l’ennesima volta il fattore allenatore. L’allenatore conta, eccome se conta. Grazie Sinisa, Bologna ringrazia. 

Alfonso Federici