I social, si sa, sono il pane quotidiano di molti esponenti della classe politica ma, in alcuni casi, non proprio un salvagente che li protegge da gaffe e scivoloni a grande cassa di risonanza.

Non più tardi di ieri il senatore leghista, Simone Pillon, a seguito di una condanna a suo carico per aver diffamato nel 2014 il circolo Lgbt Omphalos, accusandoli di “istigare i bambini all’omosessualità“, ha pubblicato il seguente status su Facebook.

Sono stato condannato in primo grado per aver osato difendere la libertà educativa delle famiglie, che a quanto pare non possono più rifiutare l’indottrinamento gender propinato ai loro figli. Ricorreremo in appello, ma è proprio vero che certe condanne sono medaglie di guerra” ha scritto Pillon, aggiungendo che “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario, diceva Orwell. Beh, io non mollo. E non mollerò mai“.

A supporto del post un commento che non è passato inosservato agli utenti che hanno notato come quel “Forza Simo” appartenesse al profilo di chi ha scritto lo status, ovvero Pillon, che si è dimenticato di cambiare account al momento di commentare le sue stesse affermazioni.

Per tamponare l’errore e mettere a tacere chi lo prendeva in giro sul web, il senatore ha poi scritto un commento più articolato, con la conseguenza che, alla fine, lui e il suo staff hanno preferito eliminare tutte le tracce dell’accaduto dal profilo Facebook.

Ma lo scivolone social di Pillon non si è trattato di un caso isolato: divenne celebre il tweet di qualche anno di Antonio Razzi, che scrisse nel 2015 “Buona Pascuetta a tutti!”, suscitando, neanche a dirlo, l’ilarità del popolo del web.

E’ inciampata sulla grammatica italiana anche la deputata del Pd Simona Malpezzi che, due anni fa, scrisse su Facebook un post pieno di refusi e di accenti mancati.

Degna di nota anche il commento di due anni fa del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha rilanciato, vantandosene, il certificato di eccellenza conquistato dagli Uffizi su Trip Advisor.

Tra i politici protagonisti di gaffe sui social, non si può non menzionare Maurizio Gasparri: il politico di Forza Italia scambiò, due anni fa, Jim Morrison per un rapinatore slavo, da una foto inviatagli da un utente.