Per un tifoso la maglia è tutto. Lì ci sono i colori della sua squadra. Lì c’è la storia del club, i ricordi, le battaglie sportive. Lì ci sono i baci di chi la indossa per esaltare il senso di appartenenza. 

La maglia della propria squadra è una seconda pelle. Non ti abbandona mai. Passano i calciatori, i presidenti, ma la maglia no. L’attaccamento alla maglia per un tifoso rappresenta il suo rifugio. 

Tutti un giorno potranno tradirti. La maglia della squadra del cuore no! 

La regala ai figli, ai nipoti sperando che un giorno possano indossarla, che comunque possano innamorarsene per vivere quelle sensazioni che il tifoso prova e che generosamente vorrebbe far vivere alla gente che ama. 

La maglia è magia, trasforma persone normali in autentici eroi. La maglia è l’emblema di un credo condiviso e professato. 

Carpire la maglia di un avversario dissimulando (celando con l’inganno) intenzioni da profanatori, per poi esporla al pubblico ludibrio come fosse uno scalpo od un trofeo è quanto di più turpe l’ambiente sportivo possa concepire. 

È quanto accaduto l’altra sera a San Siro. Dove la Lazio al termine della partita, battuta dal Milan e dall’arbitro Rocchi, dopo il rituale scambio delle maglie  vedeva la propria maglia, indifesa, sfilata dal corpo amico ed esposta da due soggetti alla mercé dello scherno e dell’irrisione dei tifosi della squadra avversaria. 

I due soggetti erano di colore, ma questo non significa nulla chiaramente, figuriamoci se in me aleggi il benché minimo anelito di razzismo. Al contrario lo cito proprio per dissacrare la moda dell’antirazzismo che a parti invertite avrebbe gridato al più esecrabile evento discriminatorio. 

Qui francamente il colore della pelle non c’entra. Si tratta semplicemente di un comportamento gravemente irrispettoso ed antisportivo, peraltro da irresponsabili che ha ferito il cuore di quei tifosi che si sentono rappresentati da quella maglia. 

Guai a minimizzare o a sottovalutare l’evento perché, quando si offende tanto impunemente l’anima e il senso di appartenenza di una rappresentanza che vive il calcio come una fede, il rischio che possa partire una crociata vendicativa è dietro l’angolo e l’occasione di scontro è peraltro molto ravvicinata. 

La rivalità tra la Roma e la Lazio è sempre stata accesissima, ma mai un professionista si è permesso sino ad ora di vulnerare la maglia avversaria. 

La Lazio potrà essere tenuta ai margini dell’Europa che conta senza dubbio per propri demeriti, perché talvolta affetta da una straordinaria “sfortuna arbitrale”, soprattutto nei momenti cruciali, ma l’onore della maglia va rispettato sempre. 

Quella maglia indossata peraltro, da un giocatore, modello di coraggio, professionalità e rispetto esemplare dei valori olimpici.