Uccise un giovane ternano nei pressi del centro cittadino. L’aggravante è che Amine Assoul, pluripregiudicato con un decreto di espulsione non doveva essere davanti a quel locale in quel momento. David Raggi oggi sarebbe ancora vivo se semplicemente fosse stata rispettata la legge, per questo alla sua famiglia non sono bastati i 30 anni di carcere che l’omicida sta scontando a Spoleto. I familiari hanno portato in causa lo Stato che dunque avrebbe incentivato le condizioni per le quali avvenisse il delitto: il risarcimento stimato è di 21.000 euro.

Cifra “mostruosa”, così l’ha definita Alessandro Meluzzi a “Lavori in corso” prima dell’intervento di un testimone chiave della vicenda qual è Massimo Proietti, Avvocato Referente Regionale umbro dell’UNAVI: “Diciamo che non si è tenuti conto di problematiche importanti sottese alla vicenda, perché la legge 122 prevede un importo, il problema è capire se quello che è stato determinato con questa legge è un importo che può essere considerato equo o meno”.

C’è infatti una sentenza della Corte Europea alla quale la Cassazione aveva rimesso la questione, ma il giudice non ha aspettato la sentenza: “Ci aspettavamo un comportamento diverso da parte del giudice che avrebbe dovuto quantomeno attendere la decisione, ed è strano che non l’abbia fatto”, ha detto l’avvocato. Lo Stato dunque non è stato giudicato responsabile dell’omicidio in quanto per il magistrato il marocchino “non poteva essere espulso in quanto convivente con la madre”. “Il problema è che c’era un decreto d’espulsione”, ribadisce il legale. Nel frattempo alla famiglia spetta dalla Presidenza del Consiglio il pagamento di 7.200 euro ciascuno. Questa per la Magistratura alla luce degli esami di rito il valore della vita di David Raggi e il peso della colpa dello Stato.