L’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo dopo inglese, spagnolo e cinese. Comprende circa 160mila vocaboli, ma nonostante questo troviamo sempre il modo di assorbire (o inventare) anglicismi che finiscono sempre col complicarci la vita. Il Salvalingua Massimo Persotti insieme alla terminologa Licia Corbolante ci spiegano l’inutilità di alcune parole inglesi usate dalle istituzioni: card, navigator, driver e prenoting.

Card – E’ stata presentata ufficialmente la card del reddito dei cittadinanza: è lo stesso Luigi Di Maio a chiamarla così durante la presentazione. Il Vicepremier deve aver cambiato idea sull’efficacia del termine carta, perché fino a prima dell’ufficializzazione anche lui la indicava nella sua accezione italiana. Il perché poco importa, il risultato però dovrebbe interessarci: nella documentazione sul reddito di cittadinanza infatti la parola utilizzata è carta! E’ chiaro come questa scelta crei importanti problemi di comunicazione? Beh… se sul sito cerchiamo informazioni sulla card, non riusciamo a trovarne.

Navigator – Rimaniamo sullo stesso argomento (e non topic come direbbe qualcuno): il navigator è colui che seguirà il percorso del beneficiario di reddito di cittadinanza, formandolo e orientandolo. Ma noi un termine inglese per questo già ce l’avevamo! Tutor, appunto. Ma perché complicarsi la vita? L’anglicismo è forse più immediato? Più moderno? Più giovanile?

Il problema rimane il fatto che le istituzioni si rivolgono ai cittadini. Dovrebbero assicurare chiarezza, comprensione e precisione.

Driver – Meglio conosciuto come ‘ennesimo-anglicismo-superfluo’, driver è quella parola utilizzata da media e sindacati per indicare i corrieri di Amazon. Ma driver in inglese è chiunque guidi. Ciò significa che potenzialmente anche chi conduce un cammello, un elefante, un asino è un driver. Oltretutto gli stessi comunicati di Amazon indicano i propri corrieri utilizzando la parola italiana autista! Insomma: usare driver non ha proprio alcun senso.

Prenoting Dulcis infundo (questo è latino, ce lo possiamo permettere) un capolavoro del cosiddetto ‘inglese farlocco’: il prenoting. Sul sito di un importante ospedale del Lazio per prenotare delle prestazioni sanitarie dobbiamo cliccare proprio su questa parola. La cosa divertente? E’ un verbo che, pensate un po’, in inglese non esiste. L’azione di prenotare il Regno Unito la esprime con book, reserve o nel caso specifico della prenotazione del medico usando l’espressione make an appointment. Prenoting non esiste, è solo una parola pensata da italiani per italiani: facile da capire per chi non conosce l’inglese, perché basta prendere una parola italiana, aggiungere il suffisso -ing ed è subito credibile. E per chi l’inglese lo conosce? Per alcuni finirà anche con una risata, ma i più attenti la vedranno come un’espressione talmente maccheronica da mettere in dubbio affidabilità e qualità del servizio medico.

L’invito insomma è quello di ‘dirlo in italiano’ e di scrollarci di dosso, quando è possibile, la mania degli anglicismi.