Moise Kean è un italiano di Vercelli e parla il dialetto delle risiere e delle zanzare. Ha superato da una settimana i diciannove anni. Non gioca quasi mai. Quando Allegri si ricorda, guardate che combina: due reti e un rigore conquistato. Io, che sono buono, l’avrei fatto tirare a lui. Allegri, che non ha cuore, ha lasciato che segnasse Emre Can.

Kean ha imbarazzanti numeri tecnici e forza fisica. Veloce nel breve, nel medio e nel lungo. Non sente responsabilità e crede in se stesso. Ha tutto per sfondare. Forse anche per dare una mano subito alla Juve. Fossi in Allegri, nel momento in cui Mandzukic fa flanella, un pensiero ce lo farei per l’Atletico. Non subito? Va bene, ma pronto a entrare qualora servissero freschezza, allegria e faccia tosta. Il futuro è suo, ma perchè togliergli il presente?

La Juve ha largheggiato contro la modestissima Udinese. Allegri ha anche provato la difesa a tre con Alex Sandro a galleggiare. Si è rivisto con piacere (a destra) Spinazzola, che ha ancora bisogno di prove. Bernardeschi ha fatto di nuovo bene il difficile e male il facile. Matuidi ha ripreso a correre e a inserirsi. Barzagli ha detto addio alla partita e temiamo al resto dopo 24 minuti. La difesa ha preso il gol di Lasagna dalla parte di Caceres.
Non era un test per l’Atletico, ma solo una stazione di passaggio per molte riserve. Cristiano si è divertito a guardare Kean dalla panchina e mimandone le prodezze. Dimenticavo: la Juve ha vinto un’altra volta.

Roberto Renga