Reati diversi, condanne diverse, ma la protagonista è sempre Roma Capitale. Per l’ex Sindaco Gianni Alemanno sono stati stabiliti in primo grado 6 anni di carcere, interdizione a vita dai pubblici uffici e 50mila euro a titolo di risarcimento. Ad Antonio Casamonica, accusato di aver preso parte al pestaggio ai danni di una ragazza disabile e alla distruzione del Roxy Bar della Romanina, 7 anni e risarcimenti per un valore complessivo di 125mila euro.

“Un anno di differenza tra le due condanne: fa riflettere questa cosa – commenta la giornalista Federica Angeli ai microfoni di Radio Radioad Alemanno è toccato un anno in più di quanto era stato chiesto dalla pubblica accusa. E’ una sentenza molto severa e irrituale, in primo grado di solito si tende a confermare la richiesta del PM o ad abbassarla”

“Due reati naturalmente differenti, ma altrettanto gravi”

Secondo Federica Angeli la condanna di Alemanno era prevedibile: “L’impianto accusatorio era pieno di prove – spiega – gli unici dubbi erano sul numero di anni”.

Sulla condanna Casamonica invece commenta: “Il riconoscimento del metodo mafioso è la parte più importante di questa sentenza. Fino a qualche tempo fa era impossibile pronunciare la parola ‘Mafia’ riferita a clan e gruppi romani. Era un tabù e chi ne parlava era un visionario”.

“Casamonica? La condanna di oggi è un successo che spaventa”

Secondo la giornalista il riconoscimento dell’aggravante mafiosa è un grande successo dal punto di vista culturale, ma significa anche che la violenza tra i quartieri romani ha una connotazione più seria di quanto fino adesso abbiamo voluto credere: “Per anni li abbiamo considerati dei criminali e dei violenti, quasi dei ruba galline… perché per noi la mafia era solo al sud. Adesso, dal punto di vista umano, sono preoccupata!”