Accusato dei furti e delle rapine uno dei due gemelli Trushi, Eduard, ma nei tribunali è stato sempre assolto per l’impossibilità di stabilire quale dei due fratelli abbia agito in questi, ultimi quattro anni.

Diverse rapine, che li vedono coinvolti in almeno cento casi tra il Veneto e il Piemonte, ma mai un giorno dietro le sbarre per i gemelli Trushi, i due fratelli rapinatori omozigoti e residenti nella provincia mantovana che nemmeno il Ris riesce ad incastrare.
La complessa e quanto mai atipica vicenda risale a quattro anni fa a Porcia, nella campagna friulana, quando una Mercedes di classe A sfreccia nella notte, inseguita da una volante dei carabinieri. Abbandonata l’autovettura nei campi, il conducente fugge a piedi. Gli inquirenti analizzano l’interno dell’automobile, trovando anche un mozzicone di sigaretta con il Dna del guidatore.

Dalle rilevazioni scientifiche in laboratorio emerge che il codice genetico appartiene a Eduard Trushi, all’epoca trentenne e di nazionalità albanese.
Gli investigatori lo incriminano e lui si presenta davanti al giudice con il fratello Edmond, identico in tutto. Stessi tatuaggi, stesso tratti somatici e, soprattutto, stesso Dna. Il giudice è costretto ad assolvere l’imputato per l’impossibilità di stabilire chi dei due gemelli Trushi fosse veramente al volante di quell’auto.

Un caso identico è avvenuto in questi giorni, questa volta a Verona, dove, durante una rapina in villa, il padrone di casa subisce un pestaggio violento. Nella colluttazione il rapinatore perde il cappellino e le nuove analisi del Ris evidenziano, ancora una volta, lo stesso Dna: quello di Eduard Trushi. Il giudice Laura Donati, tuttavia, è costretta ad assolverlo, sempre per il fatto che non si riesce a capire quale dei due gemelli Trushi abbia agito.

Ben tre procedimenti penali pendenti si sono trasformati in altrettante assoluzioni per lo stesso motivo” ha spiegato Fabio Porta, avvocato di Eduard Trushi, aggiungendo che le indagini “basate esclusivamente sul Dna con i fratelli Trushi non portano da nessuna parte, perché non c’è modo di determinare oltre ogni ragionevole dubbio che si tratti dell’uno o dell’altro“.