Al Senato “non” succede di tutto e si scatena lo psicodramma politico. Ieri nel giorno della lunga attesa della manovra, i senatori hanno sperato nelle novità da una delle conferenze dei capigruppo più lunghe della legislatura mentre si profilava, per le opposizioni, la ‘beffa’ di una conferenza stampa di fine anno del premier Giuseppe Conte proprio a Palazzo Madama, chiamato a votare a scatola chiusa il pacchetto frutto dell’accordo con l’Europa. Anche se il leader della Lega Matteo Salvini assicurava che la manovra era frutto di una “trattativa” e non era sotto “dettatura” la dilatazione dei tempi ha fatto pensare a difficoltà in sede di Ragioneria di Stato, o nella definizione tecnica delle misure.

“Non mi devo giustificare se abbiamo impiegato tutto questo tempo” ha tagliato corto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa a palazzo Chigi, sottolineando che “il negoziato si conduce tra due parti e se fosse dipeso da me lo avrei concluso il giorno dopo, rispetto a quando è iniziato”. Fatto sta che a palazzo Madama le opposizioni scalpitano e puntano l’indice contro un governo che “umilia” l’assemblea, al punto che il capogruppo Pd Andrea Marcucci annuncia un’occupazione dell’aula. Che poi si rivelerà poco più che simbolica. Come emblematica è stata la decisione di Fi di voltare le spalle in aula al governo, pur scusandosi con la presidente Casellati.

E mentre Pietro Grasso rilancia sui social il discorso vibrante di Emma Bonino pronunciato giovedì sera, le minoranze promettono battaglia. Anzi, la capogruppo azzurra Annamaria Bernini denuncia che quella campale il governo l’ha persa: “E’ una Caporetto politica del governo” accusa, con riferimento ad un rinvio a domani frutto di “difficoltà politiche e non tecniche”. E per Fdi, Ignazio La Russa parla di manovra “che di patriottico non ha niente” (e la leader Giorgia Meloni era andata oltre: “In aula venga a riferire… Moscovici”). De Petris (Leu), ironizza: “Questo governo vuole solo i like di Facebook”.

Tensione altissima, dunque, con il dem Marcucci che di fatto intima a Conte, rivolgendosi alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, di non provare a mettere piede nella sala Koch di quel Senato da lui “umiliato”, per fare proprio lì la conferenza stampa di fine anno, ancor prima del voto su una manovra che il Senato nemmeno ha potuto esaminare.

“Chi umilia, chi offende il Senato della Repubblica non può avere ospitalità e noi ce ne faremo carico”, avverte il capogruppo dem. Poco dopo, un segnale di distensione arriva proprio da palazzo Chigi che annuncia il rinvio della conferenza stampa alla prossima settimana. Ma non è un passaggio del tutto indolore per l’esecutivo, visto che deve incassare la reprimenda della seconda carica dello Stato.

“Pur comprendendo -ha detto Casellati in aula- le difficoltà del governo che ci sono state anche in relazione con l’interlocuzione con l’Europa mi corre l’obbligo di invitare la maggioranza e il governo ad avere un percorso legislativo più regolare, e non con questa tempistica a singhiozzo, rispettoso dell’assemblea del Senato”. E per oggi, anche se l’arrivo del maxiemendamento è stato ufficializzato per le 14, in molti a palazzo Madama trattengono il fiato, sperando che, dopo tanti colpi di scena, sia davvero la volta buona. Per avere l’esito del voto verso le 23 e pensare, finalmente, al Natale.