In questi giorni abbiamo assistito a storie di violenza che dire ordinaria è banale. Forse fa più effetto che non dire straordinaria ed eccezionale. Perché effettivamente quello che abbiamo visto rasenta l’assurdo, come quando si dice che la realtà supera la fantasia.

Cosa colpisce di questo? Colpisce, nel primo caso, l’uso del corpo come un’arma. Colpisce ancora l’uso della differenza di genere, o comunque del diverso, come vittima. Colpisce anche il disagio psichico che cresce fra i nostri concittadini, in generale nel mondo. Colpisce il clima di violenza che cresce. La conflittualità è aumentata: basta vederlo per strada.

Più gente che si ferma in macchina per litigare. Altri che si mettono di punta per cercare la provocazione durante un incidente e, ancora, vigili urbani chiamati sempre. Cose che non accadevano prima. Che ci sta succedendo come Sapiens? Forse siamo stanchi, stressati e alienati dal vivere in città?

Tutti insieme con sempre minori spazi personali, con sempre minori capacità e possibilità di godere dell’ambiente. Chiusi nelle case per 11 mesi all’anno. Sempre su strada e sempre governati da qualche macchina, che sia il telefono o l’autovettura poco fa la differenza.

Dovrebbe essere questa una riflessione più generale su queste cose. Perché rischiamo di non rifletterci mai, se non quando ci ritroviamo intruppati dentro. I film e i poeti ce lo hanno raccontato più volta cosa significa l’alienazione e perché ci sta succedendo questo.

I Sapiens sono diversi da tutti gli altri viventi. In particolare per un fatto. Non tanto per la loro intelligenza, che si è sviluppata in un certo modo, o per il linguaggio che è articolato in una certa maniera. Ma non sono queste le vere differenze.

Le vere differenze stanno nel fatto che non c’è nessun vivente che, come i Sapiens, più ha e più vorrebbe avere. In realtà non c’è nessuno che accumula. Gli unici accumulatori sono proprio i Sapiens. Sono gli unici che mettono da parte; gli unici che creano capitale. Questo ha portato molti vantaggi ma anche tantissimi svantaggi.

Ricordiamoci sempre Robinson Crusoe. In quel libro Daniel Defoe ci racconta di un uomo bianco occidentale, il prototipo del capitalista, che arriva in un’isola deserta e si cerca la caverna più grossa e la difende con delle mura. Ci si nasconde dentro, quando sull’isola non c’è nessuno. Uccide tutto quello che vede volare e camminare, prima di rendersi conto che così non sarebbe certo andato avanti. Trova un barilotto di orzo e ne coltiva 6 acri da solo.

Il primo altro essere vivente che incontra ha la pelle di colore diverso dalla sua e lo schiavizza. Ecco, questo è il prototipo di quello che siamo diventati. Son passati secoli, ma siamo ancora quelli.


GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

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