GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

Ci sono alcune abitudini degli italiani che lasciano francamente perplessi, qualche volta addirittura interdetti.
Un esempio? L’italiano lascia tipicamente la vettura in doppia fila, cosa che nei paesi del nord Europa nemmeno immaginano. Forse anche in molte parti del nord Italia, ma qui rientriamo nel campo della nostra attitudine a farci sempre gli affari nostri.

Alcune sono davvero inspiegabili, pensiamo all’applauso alla fine di un funerale, cosa che non ha senso a meno che non si parli di grandi personaggi dello spettacolo o dello sport come Kobe Bryant, una leggenda che merita senz’altro questo tipo di commiato, perché è il suo modo di “uscire di scena”.

Altre sono addirittura bizzarre, una in particolare è da sottolineare.
La città, si sa, è costantemente oggetto di incidenti al suo interno e capita spesso di imbattersi in dei segni in prossimità dei quali c’è stato un sinistro stradale. Ci sono fiori, testimonianze degli amici e in qualche caso persino le lapidi con tanto di foto.

Nessuno vuole sottovalutare la portata della tragedia, ma deve essere davvero questa l’occasione e il modo di manifestare un sentimento di questo tipo?

Quest’idea di lasciare pensieri, fiori, manifestazioni d’affetto o perfino lapidi fa scaturire un interrogativo: un dolore spaventoso come la morte non andrebbe affrontato con più pudore?

Gli antichi adoravano il cenotafio, un luogo simbolico in cui piangere i propri cari ma che non necessariamente conteneva le loro esequie. Era il modo di interiorizzare il dolore del lutto.

Oggi non ci portiamo dietro niente, non abbiamo l’insegnamento antico e non si capisce quale sia la destinazione moderna.
Francamente il sottoscritto non capisce nemmeno il reale valore di questi gesti.


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