Vogliono processarli ma non perché contrari al vaccino, bensì per un mancato aplomb nelle loro uscite pubbliche critiche sugli obblighi vaccinali. Come quello per le persone che avevano già preso il covid o per i bambini molto piccoli.
Si tratta di 25 medici convocati dai rispettivi Ordini all’interno di una struttura ministeriale che valuta se confermare sanzioni pesanti, fino alla radiazione definitiva. L’azione degli Ordini si concentra sulle loro scelte durante la pandemia, in particolare sull’uso di protocolli alternativi e sulle posizioni espresse, un’azione in pieno contrasto con la loro azione critica.

I 25 camici bianchi sono stati chiamati davanti a un organo di “secondo grado” interno al Ministero della Salute, che funziona come una sorta di tribunale speciale per riesaminare i procedimenti disciplinari avviati dagli Ordini territoriali. Su di loro pesa l’ipotesi di confermare sospensioni già comminate o addirittura di arrivare alla radiazione dall’albo, con la conseguente impossibilità di esercitare la professione.
Non si tratta di medici accusati di aver abbandonato i pazienti, ma di professionisti che, nei mesi più duri dell’emergenza, hanno messo in discussione protocolli standardizzati e obblighi vaccinali, proponendo cure domiciliari precoci o invitando a una maggiore prudenza su alcuni vaccini. Oggi quelle scelte vengono rilette, in sede disciplinare, come possibili violazioni del “dovere deontologico”, in particolare laddove hanno espresso dubbi pubblici o consigli difformi dalle linee ufficiali.
Gli Ordini dei medici, negli ultimi anni, hanno già fatto ampio uso dello strumento disciplinare contro chi non si è allineato alla campagna vaccinale anti‑Covid, arrivando in passato a migliaia di sospensioni legate all’obbligo vaccinale introdotto per i sanitari. In quella stagione, il mancato adempimento all’obbligo era sufficiente per far scattare la sospensione automatica dall’esercizio della professione, poi eventualmente revocata dopo la vaccinazione.
Oggi lo scenario è diverso ma il meccanismo resta simile: l’Ordine non interviene più solo sull’atto materiale del non vaccinarsi, ma sul pensiero espresso, sulle conferenze, sui video, sulle ricette “non conformi” che questi medici hanno scelto di seguire. I consigli disciplinari valutano se la critica ai vaccini o alla gestione emergenziale abbia “indotto sfiducia” nei pazienti o compromesso l’immagine della professione, un concetto scivoloso che apre alla censura di chiunque dissenta dalla linea dominante.
Nelle motivazioni di chi chiede la testa dei 25 medici si legge spesso il timore che le loro parole possano alimentare la “disinformazione”, come se il solo fatto di dubitare di un obbligo sanitario equivalesse a minare la salute pubblica. A colpire, però, è la composizione della commissione ministeriale che li giudica: “ne fanno parte figure che in passato si sono già espresse pubblicamente contro questi stessi professionisti e contro chiunque critichi il vaccino Covid, sollevando un evidente problema di imparzialità”, sostiene l’avvocato Mauro Sandri, che ha presentato un’istanza di ricusazione in contrasto con l’azione voluta da Anelli e Schillaci.
La domanda non è più “i vaccini sì o no?”, ma “fino a che punto è lecito punire il dubbio e il dissenso?”. Quando un medico, che ha giurato di curare la persona concreta davanti a sé, viene processato per aver scelto protocolli diversi ma non abbandonici, il confine tra tutela della salute pubblica e repressione del pensiero diventa molto sottile.
Dietro la formula burocratica “25 medici” ci sono storie di studi vuoti, mutui da pagare, pazienti che firmano petizioni perché vogliono continuare a essere seguiti dal loro dottore di fiducia. C’è chi ha visto la propria reputazione distrutta sui media, etichettato come “no vax” a prescindere dalla complessità del proprio percorso professionale, ridotto a una caricatura utile solo al dibattito televisivo.
Questi medici non chiedono immunità o privilegi, ma il diritto di essere giudicati da organi davvero indipendenti, non da commissioni dove siedono persone che hanno già manifestato pubblicamente ostilità verso di loro. In gioco non c’è soltanto il loro futuro lavorativo, ma il messaggio mandato a tutta la categoria: chi osa mettere in discussione una campagna vaccinale o una linea ministeriale rischia di perdere tutto, anche quando parla in scienza e coscienza.
Nel video l’intervento di Mauro Sandri a Un Giorno Speciale.










