“Chiariamo i rischi e niente forzature”.
E’ la posizione ufficiale dell’Italia sull’utilizzo degli asset russi bloccati nelle banche europee per armare l’Ucraina.
Giorgia Meloni ha tracciato una linea netta alla Camera: no alla confisca diretta dei beni russi congelati, sì all’uso dei loro proventi per ricostruire l’Ucraina. Una posizione pragmatica che bilancia diritto internazionale e sostegno a Kiev, evitando ritorsioni contro l’Italia.

Meloni annuncia la posizione dell’Italia sugli asset russi ▷ “Chiariamo i rischi e niente forzature” – radioradio.it

La linea italiana contro la confisca

Durante le comunicazioni sulla proroga degli aiuti militari all’Ucraina (decreto-legge 27 dicembre 2024 n. 200), Meloni ha rivendicato la strategia di Roma: opporsi a una vera espropriazione degli asset sovrani russi, per non violare norme internazionali e scoraggiare capitali stranieri dall’Europa. Il governo ha sottolineato che tali misure devono preservare la fiducia dei mercati globali.
“Nell’approvare il regolamento abbiamo infatti voluto ribadire un principio che consideriamo fondamentale: decisioni di questa portata giuridica, finanziaria e istituzionale, come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati, non possono che essere prese a livello dei leader. Intendiamo inoltre chiedere chiarezza rispetto ai possibili rischi connessi alla proposta di utilizzo della liquidità generata dall’immobilizzazione degli asset, particolarmente quelli reputazionali, di ritorsione o legati a nuovi pesanti fardelli per i bilanci nazionali”.

Proventi per la ripresa ucraina

L’Italia appoggia l’impiego delle “entrate straordinarie” generate dagli asset bloccati – interessi e extra-profitti – per finanziare la ripresa industriale di Kiev, tramite partenariati pubblico-privati tra imprese europee e ucraine. Questa formula evita la toccata del capitale principale, riducendo rischi di contenziosi legali.
L’Italia, lo voglio ribadire in un momento in cui il governo è impegnato con serietà e determinazione a portarci fuori dalla procedura per deficit eccessivo ereditata grazie alle allegre politiche di bilancio dei governi che ci hanno preceduto, che se si decide di andare verso questa direzione, sia miope rivolgere le attenzioni su un unico soggetto detentore dei beni sovrani russi congelati, cioè il Belgio, quando anche altre nazioni partner hanno asset immobilizzati nei rispettivi sistemi finanziari. La nostra volontà di aiutare il popolo ucraino non è mai stata e non sarà mai in discussione e desidero ricordare in questa sede che proprio sotto la presidenza italiana del G7 è stato raggiunto il primo storico ma allo stesso tempo solido compromesso per fare leva sui frutti dei fondi congelati russi, ma oggi come ieri abbiamo il dovere di cercare la soluzione più efficace per preservare l’equilibrio tra la fornitura di una assistenza concreta all’Ucraina da un lato e il rispetto dei principi di legalità, sostenibilità e stabilità finanziaria e monetaria dall’altro. Siamo aperti a tutte le soluzioni e intendiamo privilegiare quella che meglio può garantire questo equilibrio, ma si tratta di decisioni complesse che non possono essere forzate“.

Sostanzialmente una critica alle proposte estreme di Von der Leyen, ma aperta a canali di finanziamento sostenibili per la difesa ucraina. Così, Roma intende proteggere imprese e cittadini italiani da ritorsioni, mantenendo il sostegno all’Ucraina entro i binari del diritto.