La vigilia del cammino verso il Mondiale continua a restituire un’immagine della Nazionale italiana intrappolata tra ansia, aspettative e un sistema che non riesce a riformarsi. Il dibattito aperto da Franco Ordine e Stefano Agresti a Radio Radio Mattino Sport e News va oltre il risultato sportivo: punta dritto al cuore del problema, a quel misto di rassegnazione e paura che sta segnando l’intero movimento. Ed è proprio lì, tra chi invoca uno shock e chi vede come unica via d’uscita un ritorno al Mondiale, che si colloca la frattura del nostro calcio.
Ordine e l’ipotesi estrema: solo uno shock può cambiare tutto?
Ordine forza la mano e mette sul tavolo un paradosso che riflette la disperazione del presente. Secondo lui, la convinzione che la semplice qualificazione possa risolvere i nodi del nostro sistema è un’illusione strutturale: “Siamo proprio così sicuri che ottenendo la qualificazione al Mondiale riusciamo a risolvere i problemi strutturali del nostro calcio?”, chiede.
Il punto è un altro, più duro: “Io penso che probabilmente solo e soltanto lo shock di una terza eliminazione potrebbe imporre una riforma strutturale definitiva”. La sua provocazione funziona perché tocca un nervo scoperto: il fatto che, negli ultimi dieci anni, nulla di significativo sia stato davvero cambiato.
Agresti ribalta la prospettiva: senza Mondiale non cambia nulla
Agresti non ci sta e ribalta il tavolo. L’idea che una nuova disfatta possa portare al rinnovamento gli sembra smentita dai fatti: “Già due volte non ci siamo andati e non mi pare che sia stato il pretesto per una rifondazione definitiva”. Non solo: anche i terremoti politici e tecnici hanno prodotto zero ricostruzione. “Ci è servito a cambiare un presidente federale, a mandare via un po’ di ct… ma non è ripartito niente”, ricorda. Per lui, la vera necessità è recuperare fiato e fiducia, soprattutto perché a contatto con i grandi livelli l’Italia riesce ancora a essere competitiva, come dimostrato nell’Europeo 2021.










