Nel disastroso momento della Juve, costato la panchina ad Igor Tudor, non si è salvato nemmeno il talento turco: parole durissime
E fu così che, a forza di dire che la prossima partita sarebbe stata una sorta di ultima spiaggia, si è materializzato il tanto temuto (per l’allenatore) esonero di Igor Tudor.

La striscia di gare senza vittorie (salita ad otto dopo l’ultima settimana, quella in cui i bianconeri hanno perso tre match di fila senza segnare nemmeno una rete) è stata fatale per il destino di un uomo che appena 7 mesi prima era stato chiamato dalla dirigenza della Juve per salvare il salvabile.
Missione compiuta, grazie alla qualificazione (invero un po’ sofferta) alla Champions League, ma col fantasma di Antonio Conte che ha aleggiato sulla sua testa per tanto tempo. Scacciato l’incubo di un addio con sentiti ringraziamenti – con tanto di ricca penale che la Juve gli avrebbe versato per andar via prima o subito dopo il Mondiale per Club – l’allenatore di Spalato è rimasto, forte di un rinnovo di contratto fino al 2027 che in teoria gli avrebbe dovuto garantire tempo e spazio per lavorare in tranquillità. Macché.
Alla Juventus, si sa, conta solo vincere. Possibilmente subito. Ecco che quindi, dopo un promettente avvio di stagione sotto il segno di Kenan Yildiz, la squadra si è spenta. E con essa il talento turco, finito in panchina nel match con la Lazio per un legittimo riposo dopo tante gare consecutive in cui aveva giocato davvero tanto.
Nemmeno l’ingresso in campo ad inizio ripresa dell’ex Bayern Monaco ha però cambiato le sorti del match contro i capitolini. Qualche ora dopo, puntuale, ecco la drastica decisione della società. Via Tudor, e si ricomincia ancora una volta tutto daccapo.
Yildiz, arriva il ‘graffio’ di Marocchino: parole forti
Nell’àmbito di un intervento in cui si è ovviamente prevalentemente parlato delle cause che hanno portato all’esonero di Tudor ma anche del rendimento della squadra – strettamente legato al destino del tecnico – l’ex giocatore bianconero Domenico Marocchino si è soffermato anche sul gioiello turco.

“Ci sono troppi numeri e poca umanità. I cicli finiscono, per riaprirli serve tempo e una visione chiara. Per farlo è fondamentale scovare i talenti prima degli altri. Poi Rabiot non lo avrei lasciato andare, ma nemmeno Chiesa. L’assortimento della rosa è la componente più importante. Puoi avere ottimi giocatori, ma se tra di loro non si completano, la squadra non gira“, ha esordito l’ex calciatore ai microfoni de ‘Il Messaggero‘.
“Yildiz? Non lo considero ancora un direttore d’orchestra ma solo un talento. Forse un po’ naif“, ha concluso poi Marocchino, le cui parole hanno già scatenato alcune risentite reazioni da parte dei tifosi bianconeri. Che hanno da tempo eletto il turco ad idolo assoluto.










