Tentarono, anni fa, di proporre una Costituzione europea. Ve lo ricordate? In Francia fu sottoposta a referendum e, guarda caso, non passò: venne accantonata in fretta.

Il messaggio era chiaro: l’idea era quella di superare – o, come si direbbe oggi, bypassare – le costituzioni nazionali dei Paesi membri dell’Unione Europea per farne una unica. Così gran parte delle garanzie costituzionali sarebbero state avocate ai tavoli di Bruxelles, dove le decisioni avrebbero assunto un respiro “superiore”, ma anche più distante dai cittadini.

Fino ad oggi, proprio le costituzioni nazionali hanno rappresentato uno dei principali freni all’espansione di quel potere. E l’esempio più evidente è la Corte costituzionale tedesca: ogni volta che viene adottato un provvedimento economico, interviene, blocca, pretende coerenza con la Legge fondamentale.
La ragione è semplice. In Germania ogni cittadino può rivolgersi direttamente alla Corte, cosa che in Italia non è consentita. Se un cittadino tedesco presenta un ricorso, la Corte deve pronunciarsi. E così, di fronte a decisioni percepite come squilibrate – “paghiamo per tutti, è contro la Costituzione” – la macchina si ferma.

Volevano scavalcare le costituzioni

La proposta di Costituzione europea avrebbe dovuto proprio scavalcare questi vincoli: creare una Carta unica e sovraordinata alle altre. Ma non passò. Per fortuna. In Francia, evidentemente, c’era ancora un riflesso di attenzione, un istinto critico.
E se nessuno ha più sentito l’esigenza di riproporla, forse anche a Bruxelles e Strasburgo temono che l’Europa dei popoli non la accoglierebbe.

E qui torniamo ai dettami costituzionali.
Noi italiani amiamo definirla “la più bella del mondo”, la nostra Costituzione. Ed è davvero splendida. Ma spesso dimentichiamo che al suo interno disegna anche una Costituzione economica.

Cosa significa?

Che la Carta, per poter essere “attuata”, ha bisogno di un preciso modello economico, facilmente leggibile in alcuni suoi articoli. Senza quel modello, la Costituzione non regge, non può realizzarsi.
Non a caso, il consulente economico dei padri fondatori fu Federico Caffè, il grande economista di formazione keynesiana.

Eppure, la teoria keynesiana non è il fondamento dell’Unione Europea, che segue un’impostazione completamente diversa – infatti ci ritroviamo nelle condizioni in cui siamo.
La Costituzione italiana aveva tracciato un disegno economico chiaro, pensato per dare sostanza ai suoi principi di giustizia sociale. Non perseguirlo significa, di fatto, non applicarla.