Il grande centravanti, tornato in Italia dopo due anni passati in Turchia, si è confessato in esclusiva: spunta il retroscena sull’ex CT
È tornato. E non per fare la comparsa. E non per essere solo quella inevitabile chioccia per i più giovani. Quando, a 39 anni – dopo una carriera fatta, nelle sole squadre di club, di ben 899 gettoni bagnati da 381 reti – ci si rimette in discussione tornando in uno dei campionati dove ha maggiormente lasciato il segno, vuol dire che dentro si ha qualcosa di speciale.

Edin Dzeko unico lo è per davvero. E pensare che qualcuno aveva ipotizzato, quando fu acquistato dalla Roma nell’estate del 2015 alla già non giovanissima età di 29 anni, che quella nella Capitale potesse essere l’ultima esperienza in carriera. Macché.
La leggenda del calcio bosniaco ha fatto in tempo a restare a Roma per ben 6 anni, per vestire la maglia dell’Inter per due stagioni e quella del Fenerbahce di José Mourinho per un altro biennio. Ma Edin non aveva ancora completato la sua missione.
Liberatosi in modo gratuito dal club turco, il bomber ha sottoscritto un contratto di un anno con la Fiorentina, che si è avvalsa anche della facoltà di rinnovare ulteriormente l’accordo per un’altra stagione.
Intercettato in esclusiva ai microfoni de ‘Il Corriere dello Sport‘, il centravanti ha parlato a tutto tondo della sua esperienza in Italia, non mancando di ricordare la figura di Luciano Spalletti, l’allenatore avuto per un anno e mezzo nelle fila del club capitolino.
Dzeko da Spalletti a Inzaghi: il bomber si confessa
L’ormai ex tecnico della Nazionale italiana, che recentemente ha ammesso di perdere ancora il sonno per l’amaro epilogo della sua esperienza alla guida della squadra azzurra, è enormemente stimato da Dzeko. Al punto tale che l’ex Manchester City lo ritiene il numero uno assoluto per qualsiasi attaccante che giochi per lui.

“Spalletti è certamente uno dei migliori allenatori che abbia avuto. Lui è diverso dagli altri, ha un carattere particolare e va capito. Quando l’ho conosciuto meglio, le cose sono migliorate notevolmente. Lui sa entrare nella testa dei giocatori. Mi dispiace che non sia andato bene con l’Italia, forse non era il lavoro suo. Spalletti deve stare in campo sempre, avere un contatto continuo con la squadra… Per gli attaccanti, poi, è il numero uno assoluto“, ha esordito il neo giocatore viola.
Non poteva mancare un accenno all’ultimo allenatore avuto in Italia prima di sposare il progetto turco, Simone Inzaghi: “Inzaghi è una bravissima persona, fa star bene i ragazzi, lui dà grande libertà. Eravamo una squadra forte, nel primo anno lui proseguì il lavoro di Conte, non lo stravolse. Con Simone abbiamo alzato dei trofei, ed è stato bellissimo, ma anche vissuto un paio di giornate nere“, ha concluso.










