Oggi l’incontro tra Trump e Zelensky dopo il summit di Ferragosto con Putin. Secondo Michele Geraci, la posta in gioco non è di certo solo territoriale.

Il 15 agosto Donald Trump e Vladimir Putin si sono incontrati in Alaska, ad Anchorage, in un vertice atteso da tempo. Tanto storico quanto importante: USA e Russia riaprono la comunicazione diretta dopo anni di gelo. Ma l’accordo non è arrivato nell’immediato. Il presidente statunitense ha dichiarato infatti che l’obiettivo non è un semplice cessate il fuoco, ma una pace duratura. Per questo saranno certamente necessari più incontri. Ed è stato lo stesso Putin in conferenza stampa congiunta a proporre la prossima posizione del summit: “La prossima volta facciamo a Mosca”, ha detto sorridendo a Trump alla fine della conferenza. Un obiettivo, quello della pace duratura, che si rivede nelle parole di Michele Geraci, economista ed esperto conoscitore delle dinamiche geopolitiche intervenuto in diretta ai nostri microfoni: “Vi dico le notizie che non sono venute fuori“.

“Ucraina? In realtà hanno parlato di altro”

Si è parlato molto di Artico – spiega Geraci – si è parlato di Groenlandia, che è un nome che non ho visto fuori sui giornali mainstream, e si è parlato di mondo multipolare. L’Ucraina è solo uno dei 100 tasselli di questo scontro o evoluzione geopolitica, migrazione da un mondo unipolare, egemonico USA, a uno multipolare. Putin da Trump non è andato a negoziare su dove si deve dividere l’Ucraina, se sul fiume Dnipro, a destra o a sinistra, è andato a dire a Trump: ‘Guarda che voi Stati Uniti avete dominato il mondo almeno dalla caduta dell’Unione Sovietica. Ne avete tratto grandi vantaggi, adesso le cose sono cambiate. Potete voi, America, continuare a trarne vantaggi se comprendete e accettate questa nuova evoluzione’. Quello di cui ho discusso a Mosca – ovviamente non posso fare i nomi specifici, quindi li metto tutti in una nuvola di incontri che ho fatto tra ministri, viceministri, premier e altri – è il fatto che loro vogliono dire al mondo e ricordare che Russia, in parte, Cina e India sono sempre state grandi potenze economiche“.

“La grande sconfitta? L’Italia”

Si era parlato qualche giorno prima del summit della possibilità di far incontrare Trump e Putin in Italia. Una proposta che sarebbe arrivata direttamente dal presidente statunitense alla premier italiana Giorgia Meloni. L’idea è stata però rigettata dalla Russia, che avrebbe considerato l’Italia troppo vicina a Kiev. Il professor Geraci conferma il distacco tra i due Paesi. “Agli occhi della Russia, l’Italia, l’Inghilterra e in parte la Germania sono un misto di traditori e schiavi, traditori della Russia e schiavi di altri. E quindi per Putin, Meloni, la von der Leyen, Starmer e altri non sono un interlocutore“.

Ascolta l’analisi a Un Giorno Speciale.