Un tempo erano considerate intoccabili. Dinastie economiche che per decenni hanno dominato l’Italia da dietro le quinte, muovendo capitali, media, politica. Oggi, quel potere appare sempre più incrinato, logorato da scontri interni, scandali pubblici e una progressiva perdita di visione. È questo il quadro che emerge dal nuovo libro di Mario Giordano, Dynasty – Il crollo dei potenti (Rizzoli), un’inchiesta tagliente sulle élite italiane e sul lento ma inesorabile sgretolamento della loro influenza.
Fabio Duranti intervista il giornalista e conduttore televisivo in diretta.

Nel suo consueto stile diretto e senza filtri, Giordano ci porta all’interno delle famiglie simbolo del capitalismo tricolore: dagli Agnelli ai Benetton, dai Del Vecchio ai De Benedetti, passando per Berlusconi. Ma anziché glorificare le loro gesta, le racconta come moderne tragedie shakespeariane: lotte fratricide, eredi impreparati, fortune dilapidate, valori smarriti. Nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata per questo video, il giornalista approfondisce i meccanismi di questa crisi strutturale: l’incapacità delle nuove generazioni di reggere il peso dell’eredità, la fine del concetto di ‘capostipite’, la trasformazione del potere da responsabilità a privilegio.

Mozione Von Der Leyen

Si è parlato anche della proposta di mozione di sfiducia Von der Leyen da parte di alcune forze politiche. Crescono infatti le critiche alla presidente della Commissione Europea per una gestione percepita come distante dai cittadini e inefficace.
Giordano critica duramente l’UE, definendola una “struttura opaca, antidemocratica e distante dai cittadini”. Accusa la Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, di conflitti d’interesse e gestione discutibile, come nel caso degli SMS e dei contratti pandemici. Nonostante la mozione di sfiducia, prevede che sarà ‘rifiduciata’ grazie al conformismo politico, denunciando un’Europa costruita per difendere la grande finanza, non i popoli.

Il Caso Ramy

Dopo l’aggressione a una pattuglia, la magistratura non avrebbe tutelato adeguatamente le forze dell’ordine, sollevando polemiche sulla legittimazione dell’autorità e il ruolo della giustizia. Nel caso del giovane Raimi, morto durante un inseguimento, il giornalista accusa la magistratura di punire le forze dell’ordine invece di difenderle. Nonostante il parere tecnico favorevole ai Carabinieri, due magistrati li rinviano a giudizio. Per Giordano è il segno di un ‘mondo al contrario’ in cui chi viola la legge viene tutelato, mentre chi la fa rispettare viene perseguito. Un’inversione pericolosa che, secondo lui, mina la fiducia nelle istituzioni e favorisce l’illegalità.

Fabio Duranti e Mario Giordano analizzano nel complesso le cause profonde di un declino a cui stiamo assistendo: il fallimento del ricambio generazionale, la fine della figura del capostipite e la trasformazione appunto del potere in privilegio personale, svincolato da responsabilità e visione collettiva.

Ascolta la diretta.