Due recenti dichiarazioni di esponenti italiani, rappresentanti di spicco della destra bluette neoliberale, filo-bancaria, atlantista e filo-israeliana, meritano un rapido ma doveroso commento critico.
Tajani e il “più Europa”
La prima dichiarazione riguarda la questione bellica e militare: Tajani ha affermato che l’Europa, senza gli Stati Uniti, non è in grado di difendersi.
L’affermazione tocca, in effetti, un nodo problematico reale, ma lo fa – savasandir – nel modo sbagliato, senza mettere in luce la questione dirimente. L’Europa non è in grado di difendersi, ma non per le ragioni evocate da Tajani. La vera causa sta nel fatto che il continente europeo è attualmente disseminato di centinaia di basi militari statunitensi.
Basi che impediscono ogni forma di sovranità reale dell’Europa, rendendola de facto e de jure una colonia dell’Impero a stelle e strisce. Con la conseguenza paradossale che proprio coloro i quali invocano, in modo goffo, la difesa comune europea, omettono di dire che il primo passo verso l’autonomia e la sovranità del continente dovrebbe essere la liberazione dall’occupazione militare americana. Tutto ciò non appare neppure per sbaglio nei claudicanti ragionamenti di Tajani, la cui seconda dichiarazione si comprende meglio proprio alla luce di questa premessa.
Tajani ha infatti dichiarato – parole sue – che “ci vuole più Europa”. Una frase tutt’altro che originale, se si considera che rappresenta da anni il cavallo di battaglia del discorso unico europeisticamente corretto, ripetuto urbi et orbi dal coro virtuoso degli euroinomani delle brume di Bruxelles. Il paradosso è evidente: ogniqualvolta si evidenziano le macroscopiche contraddizioni prodotte dall’Unione Europea, l’euroinomane brussellese – o militonto europeista – risponde sempre e comunque che la soluzione sta nell’avere “più Europa”.
È un po’ come se un tossicodipendente, afflitto dalla sofferenza, sostenesse che per guarire occorra assumere più eroina – in questo caso, più euroina. Il trionfo del non sequitur, in effetti. È come affermare che, per risolvere gli effetti contraddittori, sia necessario potenziare le cause che li hanno generati.
Una prova ulteriore del fatto che, come non mi stanco mai di ripetere, viviamo nel tempo del cogito interrotto – per parafrasare Cartesio.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro