Con Tony Damascelli parliamo oggi del caso del giorno: quello delle partite infinite ai mondiali in Qatar, con più di un’ora di recupero giocata sulle prime quattro partite: cifre iperboliche. Ecco che, per ovviare al problema, qualcuno propone di adottare il tempo effettivo: cronometro che si ferma a ogni minima pausa o imprevisto, match estenuanti di più di un’ora e mezza.
Ogni tanto ripenso a Paolo Valenti e alla sua trasmissione (90esimo minuto). Il programma nasce nel settembre 1970, Infantino aveva 6 mesi. Chi avrebbe immaginato che 52 anni dopo la trasmissione sarebbe dovuta diventare “113esimo minuto”. Il tempo effettivo è una boiata, perché il calcio è nato per essere diviso in due tempi da 45 minuti, ci possono essere degli imprevisti, degli infortuni, si recupera il tempo, si tutela il calciatore. Dopodiché si gioca.
Oggi invece si pensa che si debba recuperare tutto, anche il fiato sprecato per un fallo laterale o per una rimessa dal fondo
“.
Chi ne beneficia? E chi è il danneggiato?
Chi ne beneficia è chi compra i diritti televisivi di una trasmissione sempre più lunga e con più margine pubblicitario. I danneggiati sono i calciatori, che già deve patire il clima, la fatica e l’impegno e si troverebbe a giocare per un tempo totalmente a discrezione dell’arbitro. Questa secondo me è una violenza nei confronti del calcio e dello spirito del calcio“.