Stavolta l’ha raddrizzata Spalletti.
Se contro il Napoli si era iniziato a mugugnare sulla capacità di leggere le partite del mago di Certaldo, contro il Pafos va fatta esattamente l’analisi opposta.
Usciamo prima dagli equivoci: il primo tempo offerto dai calciatori juventini riesce perfino a scavare tra i peggiori offerti in questa stagione ancora anonima, ma non è la formazione iniziale su cui stavolta si può questionare, se ci si deve chiedere il perché di tutto: c’è il tanto atteso Zhegrova, c’è Yildiz alle spalle di David e il solito centrocampo con Miretti a fare da perno – male – e un Cambiaso indisponente e da insufficienza piena. I primi ‘45 raccontano un undici iniziale che difficilmente annovera sufficienze tecniche: gli errori continuano ad arrivare a profusione, e con il susseguirsi di due buone azioni del Pafos, aumentano i decibel dei fischi dello Stadium: la squadra sembra mentalmente ancora quella di Napoli, senza carattere, distratta, priva di cinismo.

Su un maldestro errore di Jonathan David nell’unica azione pericolosa dei bianconeri, arriva poi la paura. Si alimenta il timore di una serata che dà la sensazione di poter finire in qualunque modo nonostante il Napoli, nonostante lo Stadium e una posizione in Champions che non consente di star tranquilli. Il Pafos diventa il tremendo dejà vu di chi arriva a Torino col nuovo spirito degli ultimi anni, in cui si può tranquillamente pretendere di fare bottino pieno dentro quelle mura che una volta proteggevano un impero.
La seconda frazione continua sulla falsariga della prima, poi Spalletti fa l’unica cosa che si può pretendere in questo momento: cambia lo spartito e la Juve esce dal torpore.
Paradossale che sia avvenuto dopo il cambio di Zhegrova, centellinato con la provetta. Il volto più atteso della vigilia non ha inciso, non come il subentrato Conceicao con cui la squadra ha trovato azioni e gol attesi.
E il gol non si fa più attendere in effetti, ma quella che sarebbe dovuta essere una prodezza di David la fa McKennie, che stappa la traversa piazzando un destro ben pensato. La novità è che finalmente la Juventus crea pericoli tra i piedi di chi dovrebbe essere deputato a farlo: lo spunto di Cambiaso e una percussione di Yildiz aprono la strada al gol che chiude il match, stavolta sì dai piedi di David. Un balsamo per il canadese.
L’ha ribaltata Spalletti: nell’attuale Juventus fare tesoro degli errori è l’unica cosa che conta.










