La Serie A continua a far discutere, non solo in campo ma anche dietro i microfoni.
Il botta e risposta tra Tony Damascelli e Stefano Agresti fotografa perfettamente il momento del nostro calcio: diviso, contraddittorio, a tratti confuso. C’è chi, come Damascelli, vede un torneo impoverito, dove l’equilibrio non nasce dalla qualità ma dalla mediocrità diffusa. Chi, come Agresti, invece, ribatte con orgoglio, ricordando che le squadre italiane sono tornate a farsi valere in Europa e che la competitività interna è un segnale di salute, non di declino. Sullo sfondo, l’accusa di “propaganda” ai media sportivi e la sensazione che in Italia si fatichi sempre a valorizzare ciò che funziona.
È il solito eterno paradosso del calcio italiano: dividersi anche quando ci sarebbe da essere uniti.
Damascelli stronca la Serie A: “Il livello generale non è alto!”
A Radio Radio Mattino Sport & News, Tony Damascelli, noto giornalista italiano, ha denunciato un generale calo della qualità del nostro calcio, sostenendo che l’equilibrio della Serie A sia “in negativo”: “Il livello generale della Serie A non è alto. Come si spiega la Cremonese che vince a San Siro o il Pisa che crea problemi alle big? Ci sono dei risultati e delle prestazioni che dicono che il campionato è equilibrato, ma in negativo. Il Napoli sta giocando bene? No, eppure è primo in classifica. L’Inter sta giocando bene? Eppure, è primo nella classifica europea. Se dobbiamo fare una considerazione sulla prestazione è un discorso, se dobbiamo farlo sui risultati è un altro…“.
Agresti: “Il nostro campionato è competitivo! Non è corretto dire queste cose”
Dall’altro lato, Stefano Agresti, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha difeso con forza il calcio italiano, sottolineando come la competitività e i risultati europei delle ultime stagioni dimostrino il contrario di quanto affermato dal suo collega: “Io non sono d’accordo, la penso in modo completamente differente. A noi piace sempre il campionato degli altri. Se un episodio si verifica nel nostro campionato, è negativo, se si verifica altrove, è positivo. Se il Bayern Monaco domina la Bundesliga, noi giustamente lo celebriamo. Quando in Italia c’è una squadra che domina – come successo col Napoli di Spalletti o con la Juventus – sottolineiamo quanto sono scarse le concorrenti. Non è corretto questo. La Serie A è un campionato competitivo“.
Damascelli esplode contro Agresti: “Basta fare propaganda!”
Il confronto tra Tony Damascelli e Stefano Agresti si trasforma in un vero e proprio scontro frontale sul modo di raccontare il calcio italiano. Un dibattito acceso, presto esploso in un botta e risposta sulle responsabilità dell’informazione sportiva e sul presunto ruolo dei media nel “pilotare” il racconto del campionato.
Damascelli non ha usato mezzi termini: la sua accusa è diretta e pesante. “I giornali sportivi e le pagine sportive vogliono fare propaganda, ‘vendere le pentole come fossero d’argento’. È così! Voi fate propaganda a favore dell’Inter e la partita dell’altro ieri lo dimostra! È oggettivo. C’è stata propaganda per la Juventus prima, c’è la propaganda per il Milan per ogni cosa che faccia. Il tuo ruolo ti impone di dire quello che stai affermando ora!” – ha detto.
Non si è fatta attendere la risposta di Stefano Agresti, che ha respinto con decisione ogni accusa di parzialità: “Ma cosa stai dicendo? Non c’è nessuna propaganda! A me sembra che si vogliano sempre sottolineare le magagne e i problemi del nostro calcio, ma quando ci sono degli eventi positivi ci infastidiamo. Negli ultimi 3 anni abbiamo fatto 2 finali di Champions. Questo è un segnale. È abbastanza sgradevole affermare che io sostenga una tesi solo perché ho un ruolo. Io sto dicendo queste cose perché ci credo veramente, non perché ho un ruolo. Sosterrei la stessa tesi anche se avessi un altro ruolo“.
Tra accuse e difese, una cosa è certa: il tema del livello della Serie A continua a dividere gli addetti ai lavori. Da un lato chi denuncia un calo tecnico evidente, dall’altro chi rivendica una competitività ritrovata e risultati europei incoraggianti.
In mezzo, resta la domanda di fondo: la Serie A è davvero un campionato in declino o semplicemente uno sport che vive una fase di transizione?










