«A gennaio del 2013, il 2 gennaio, ho perso mia mamma ed ero assolutamente convinta che fosse stato un caso di malasanità. Era stata ricoverata per sei mesi per una patologia assolutamente benigna, un meningioma pineale dietro la testa, considerato inasportabile ma comunque riducibile».
Il dramma di Laura è documentato e passato in giudizio: era malasanità quella che ha rivoluzionato completamente le condizioni di una donna piena di vita. Come? «Questi medici, invece di ridurlo – e l’ho scoperto poi leggendo le cartelle cliniche – hanno tentato di asportarlo, toccandole l’ipofisi».
«Mia mamma è stata praticamente resa un vegetale, anche se con tutta la sua forza cercava in ogni modo di riprendersi. Sono stati fatti una marea di errori, un susseguirsi di sbagli che hanno peggiorato continuamente la situazione».
A giugno del 2012 risale l’asportazione: «A gennaio del 2013 non c’era più. In sei mesi è morta. Ha subito sette interventi chirurgici, ha avuto una meningite, un’encefalite, uno shock settico, è finita in coma ed è morta».
«Ho vissuto questa esperienza sempre con molta forza, come una sorta di compito che avevo per difenderla. E nel momento in cui è morta, ho sentito che non potevo lasciare tutto questo così, in mano a persone che hanno sbagliato sulla sua pelle. Mia mamma aveva 68 anni, era in piena vita, lavorava dalla mattina alla sera», racconta Laura con amarezza.
Poi, un tarlo: «Sentivo spesso alla radio la pubblicità dello Sportello Legale Sanità. Questa voce mi rimbombava in testa. Dopo tante volte ho detto: “Provo”. Ho telefonato, sono venuta qui, ho parlato con loro. Mi hanno chiesto la documentazione: le cartelle cliniche, le memorie che avevo scritto… e mi sono affidata a questi avvocati. Ovviamente con la speranza di poter fare giustizia per mia mamma. E anche, non so… pensando: sarà vero, non sarà vero? Succederà qualcosa o non succederà?»
Inizia un percorso fatto di un’attesa lunga: «Gli avvocati sono stati sempre molto precisi, puntuali, competenti. C’è stata di mezzo anche la pandemia, ma loro mi chiamavano, mi aggiornavano sull’andamento delle udienze, mi proponevano se essere presente o meno. Io fornivo tutto il necessario: scritti, testimonianze raccolte da mio fratello, da mia zia, dalle persone più vicine a mia mamma.»
«Le udienze sono andate avanti per anni. Siamo arrivati all’anno scorso, quando gli avvocati mi hanno chiamato, mi hanno detto di venire da loro, e lì mi hanno comunicato che era tutto concluso. Era stato ottenuto il risarcimento danni per un caso di malasanità accertato al 90%.»
Un epilogo che risarcisce soprattutto la trasparenza, oltre alla consapevolezza che qualcuno abbia pagato.
«In questi casi c’è, tra virgolette, una parte di soddisfazione. Ma più che altro perché è stato accertato ciò per cui abbiamo lottato, per cui siamo stati male, e per cui i nostri cari non ci sono più. È questa la cosa più importante: che anche i singoli medici sappiano che qualcosa è stato fatto contro di loro.»
«Chi non c’è più, secondo me, lascia sempre qualcosa in più. Nessuno vorrebbe mai lasciare in difficoltà le persone che ama. Non sono magari soldi ottenuti con il nostro lavoro, ma con il sacrificio di qualcun altro che oggi non c’è più. Nulla ripagherà mai quell’assenza. Però almeno si ha la sensazione di aver fatto il possibile: sia quando erano in vita, sia quando non ci sono più.»
Gli avvocati dello Sportello Legale Sanità sono specializzati nel campo della responsabilità medica e si occupano di assistere e rappresentare le persone che hanno subito danni a seguito di diagnosi errate, trattamenti sanitari inadeguati o interventi chirurgici sbagliati.
Posseggono una solida conoscenza del diritto sanitario e delle leggi che regolamentano il settore medico, oltre a una vasta esperienza nella gestione di casi di malasanità. In questo ambito, la possibilità di valutazione della fattibilità e della sussistenza di elementi sufficienti per un’azione legale, richiede infatti una accurata capacità di effettuare un’analisi approfondita delle prove, inclusi i documenti medici, le cartelle cliniche ed infermieristiche, le immagini ed i referti diagnostici oltre ai registri ospedalieri.










