“Che Barba, che noia”. No, non si tratta di uno sketch di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, ma del primo tempo del match di Torino della prima giornata della UEFA Champions League fra Juve e Borussia Dortmund. Uno scialbo 0-0, figlio di un approccio molto tattico al match da parte di entrambe le squadre.

I primi 45 minuti, infatti, regalano davvero poche emozioni e spunti di analisi. Solo un’iniziale curiosità: i due tecnici scelgono di mettere in campo i loro in formazioni del tutto speculari.

Nel complesso, i gialloneri mantengono maggiormente il possesso del pallone (57%). Ma né Adeyemi né l’altro volto simbolo dei tedeschi Guirassy riescono a impensierire i pali difesi da Di Gregorio.

Dall’altra parte, i bianconeri cercano maggiormente le vie del gol (seppur comunque in maniera molto esigua). Ciò nonostante, il tridente pesante targato Yildiz, David e Openda non dà i frutti sperati. Forse troppo preoccupati nell’aiutare in fase difensiva, le tre frecce dell’arco di Tudor non riescono a impegnare particolarmente il portiere avversario Kobel, se non in qualche davvero sporadico frangente. Tanto, che la prima vera e unica occasione da gol di tutto il primo tempo arriva al 4° minuto di gioco, con una conclusione da fuori area di Thuram, che complice una deviazione di Nmecha costringe la saracinesca svizzera del Borussia a una grandissima parata.

Per il resto, davvero poco altro. E almeno all’apparenza, la compagine teutonica “sembra” soffrire delle numerose defezioni che l’hanno colpita alla vigilia della trasferta piemontese. Spedizione europea che ha visto l’assenza di pedine importanti come l’ex della partita Emre Can, Schlotterbeck, Sule, Duranville e il nuovo arrivato Fabio Silva.

Ma mai come in questo caso, il verbo “sembra” è più che appropriato, dato che allo scoccare del primo minuto della seconda frazione, l’inerzia del match cambia radicalmente rotta in favore del Borussia.

Pazza Juve: secondo tempo pirotecnico e pareggio all’ultimo respiro per 4-4, con carattere e l’aiuto di un Borussia masochista

Follia pura, futurismo, “Zabg Tumb Tumb” di Marinetti. La seconda metà di gioco si rivela esattamente l’opposto della prima, complice la brillantezza dei due attacchi ma anche le disattenzioni delle due difese, impeccabili fino a quel momento.

Prima un palo di Beier al 51°, poi 60 secondi dopo Karim Adeyemi porta in vantaggio i tedeschi con una rasoiata di sinistro dal limite dell’area. Da lì partono 10 minuti di dominio puro da parte dei gialloneri, che in più occasioni sfiorano anche il raddoppio.

Ma dal nulla ecco la fiammata: al 63° Kenan Yildiz si diletta in una citazione balistica di un Alex Del Piero d’annata in quel di Dortmund, qualche anno fa. E con un tiro a giro meraviglioso sigla il gol del pareggio. Risultato che, però, dura assai poco. La rete del turco dà il via infatti a una serie di botte e risposte che dura fino all’ultimo istante.

Quasi subito Nmecha firma il 2-1 con una botta incredibile da fuori. Poi al 65° Vlahovic dà ancora speranza al pubblico dello Stadium portando il punteggio di nuovo in parità. Ma nel calcio ci sono le categorie, e questo vale anche per i portieri, forse vero fattore decisivo del finale di partita.

Se da un lato, infatti, Kobel salva in più occasioni i suoi dal 3-2 della Juventus, lo stesso non si può dire del suo collega Di Gregorio, che prima al 74° si lascia battere colpevolmente sul suo palo da Couto. Poi, a 4 minuti dal recupero, non riesce a intercettare il tiro dal dischetto dell’algerino Bensebaini, scaturito da uno sfortunato fallo di mano di Kelly.

Ma un tempo che era cominciato all’insegna della follia, finisce nella pazzia più totale e globale. I gialloneri staccano colpevolmente la spina. E nel finale, nell’arco di soli 3 minuti, Vlahovic trascina la Juve a un pareggio al limite del clamoroso, accorciando le distanze con un tiro al volo bellissimo su assist di Kalulu. E all’ultimo respiro, siglando anche l’assist per l’incornata inaspettata di Kelly. Sì, proprio colui che involontariamente sembrava aver deciso la sconfitta dei suoi.

Pazza Juve, rimonta straordinaria. Le cose da migliorare sono tante. Ma sulla scia del derby d’Italia, una cosa è certa: i gol non mancano. Men che meno il cuore di un gruppo che, fino alla fine, non molla davvero mai.