Quando, il 5 agosto 2025, il ministro della Salute Orazio Schillaci annunciò la nuova composizione del NITAG – il gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni – nessuno immaginava che fosse “come un gatto in tangenziale”: destinato a durare appena dieci giorni, travolto da polemiche e pressioni senza precedenti. Eppure, la scelta di inserire nel comitato figure come Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, noti critici delle politiche vaccinali, ha scatenato una vera e propria tempesta che ha coinvolto mondo scientifico, società civile e politica.

Le obiezioni si sono susseguite rapidamente: “Ci ha stupito che le indicazioni per la composizione del NITAG da parte del ministero non rispondessero compitamente ai criteri di rappresentatività e talvolta anche di scientificità”, ha dichiarato Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo). Non meno netta la Società Italiana di Igiene: “Profondamente sconcertante l’inclusione di membri con posizioni antiscientifiche”.
A fare scudo contro le nomine, il Patto Trasversale per la Scienza, che in pochi giorni ha raccolto oltre 35.000 firme per la revoca, con l’adesione di personalità di spicco come il Nobel Giorgio Parisi, Silvio Garattini e Nino Cartabellotta.

La decisione del ministro: “Devono esserci gli stakeholder”

Pressato da questa mobilitazione, il ministro Schillaci ha ceduto: il 16 agosto, con un decreto-lampo, è arrivata la revoca dell’intero gruppo consultivo. “La tutela della salute pubblica richiede la massima attenzione e un lavoro serio, rigoroso e lontano dal clamore – dichiara il ministro Schillaci –. Con questo spirito abbiamo sempre lavorato e continueremo ad agire nell’esclusivo interesse dei cittadini”.
Il ministero della Salute ha aggiunto: “Si ritiene necessario avviare un nuovo procedimento di nomina dei componenti del NITAG per coinvolgere tutte le categorie e gli stakeholder interessati”.
“Parole care a Klaus Schwab, che ha coniato l’uso di stakeholder: non si tratta altro che di portatori di interessi che dentro il Nitag devono concentrarsi ad aumentare la copertura vaccinale, cioè le vendite”, precisa Raffaella Regoli.

Proprio qui, tra il rigore metodologico e l’ascolto delle istanze civili, la vicenda NITAG si trasforma in banco di prova per la libertà vaccinale. Se da un lato la difesa della scienza si è imposta nella selezione istituzionale, dall’altro resta il dibattito sulla pluralità delle posizioni: il diritto di ogni cittadino di informarsi, scegliere e partecipare alle decisioni che lo riguardano. Nessuna zona grigia: la trasparenza e la responsabilità individuale sono il confine di questa crisi.
“Addirittura si arriva a contestare solo due voci dissenzienti come quelle di Bellavite e Serravalle per un motivo”, continua la giornalista di Fuori dal Coro: “Non si volevano occhi indiscreti. Non si voleva qualcuno che potesse vedere e riportare i loro sporchi affari”.

Nel video l’intervento a Un Giorno Speciale.