Diverse persone devono restituire dei soldi all’Inps. Ecco a chi arriveranno delle lettere di debito. 

Siamo abituati a pensare ai bonus e alle agevolazioni previste dall’Inps, specie in questo periodo di difficoltà economica, ma difficilmente la nostra mente si rivolge ai soldi che invece dobbiamo dare a questo istituto.

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In arrivo lettere di debito a chi dovrà restituire dei soldi all’Inps – radioradio.it

In effetti diverse persone devono restituire dei soldi all’istituto e stanno già arrivando diverse lettere di debito. Ecco a chi.

Chi deve restituire i soldi all’Inps

Molte persone dovranno restituire i soldi all’Inps. In particolare potrebbero ricevere delle lettere di debito i dipendenti pubblici andati in pensione che hanno già percepito i TFR e i TFS (rispettivamente trattamento di fine rapporto e trattamento di fine servizio).

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Chi deve restituire i soldi all’Inps – radioradio.it

La sanatoria, prevista dalla manovra del 2024, mira proprio a sistemare le posizioni assicurative dei dipendenti precedenti al 2005, con l’invio di “denunce mensili” che possono portare in diversi casi a dei ricalcoli. Dunque, a seguito di questi nuovi conteggi, al lavoratore in pensione “può andare bene o male”.

In questo secondo caso, il pensionato potrebbe ricevere una lettera di debito a casa per spiegare le ragioni dell’accertamento e, successivamente, dover restituire i soldi in più all’Inps, in un’unica soluzione o a rate. Nel caso in cui il pensionato decida di non pagare, potrebbe subire sull’assegno previdenziale.

Per le pensioni più alte, a rispondere e a dover pagare sono le amministrazioni pubbliche che hanno sbagliato i conti. Per i pensionati dell’ex gestione Enpas (i dipendenti statali, delle due Camere o appartenenti alle Forze armate), il cui trattamento di fine servizio è basato sull’ultima retribuzione, basterà una riduzione al ribasso per far scattare il ricalcolo.

Lo stesso vale per il TFS dei dipendenti degli enti locali, basato sugli ultimi 12 mesi di servizio. Per il trattamento di fine rapporto degli iscritti alla Gestione dipendenti pubblici, a far scattare il ricalcolo sarà soltanto la variazione dell’importo della retribuzione valutabile e, in alcuni casi, spiega l’Inps, della retribuzione teorica tabellare del primo e dell’ultimo mese di lavoro.

Quanto ai tempi, per i dipendenti degli enti locali che un tempo erano sotto l’Inadel, la prescrizione parte dalla data di liquidazione del TFS. L’Inps ha 10 anni da allora per fare il ricalcolo e chiedere la restituzione dei soldi in più, e lo stesso vale per il TFR. Per i dipendenti statali che un tempo erano sotto l’Enpas, poi confluita nell’Inpdap e, a sua volta, inglobata da Inps, la prescrizione è invece di cinque anni.

Il calcolo parte dalla data del provvedimento con cui l’Inps, e prima ancora l’Inpdap, ha emanato il provvedimento per liquidare le somme. Tuttavia, in caso di errori di fatto o di calcolo, la riliquidazione è possibile entro un anno dal provvedimento. Se vengono scoperti falsi, il termine è di 60 giorni da quando emergono. Dunque, a seguito dei ricalcoli, diversi persone potrebbero essere chiamate a restituire dei soldi all’Inps.