Ho visto un Re, come quello di Jannacci. Però era Felipe VI ed era a Wimbledon per far sentire ad Alcaraz la presenza del suo Paese attraverso una delle istituzioni spagnole, in questo caso la Monarchia, non da solo: vicino a lui il Ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska, l’Ambasciatore spagnolo a Londra José Pascual Marco Martinez e Camilo Villarino, segretario privato di Re Felipe. Per l’Italia, l’ambasciatore a Londra Inigo Lambertini con la moglie Maria Grazia.
Mattarella, Meloni, Fontana, La Russa e via elencando: non pervenuti.
Forse è anche meglio: l’Italia che vale e che mostra al mondo il suo valore non può essere rappresentata da una classe politica (tutta, opposizione compresa) che ha sempre meno cose in comune con le eccellenze del nostro Paese e con l’acquisizione del prestigio attraverso la dimostrazione del merito sul campo, in senso letterale e per via di metafora. Sarebbe stata una specie di ossimoro la vista del trionfatore italiano di Wimbledon accanto a questo o quel politico, di qualsivoglia partito, perché agli antipodi della bravura di un italiano che dà lustro alla nazione c’è l’inadeguatezza di quelli che – quando si ricordano di andarci – siedono sugli scranni di Montecitorio o Palazzo Madama.
Uno degli aspetti più malinconici della questione è che anche il nostro commento, qualche istante dopo la sua pubblicazione, servirà più che altro a offrire lo spunto ad accuse di populismo, quando invece è una riflessione popolare; di partigianeria politica, mentre abbiamo già specificato che con altre forze al Governo staremmo molto probabilmente dicendo le stesse cose; di scarsa italianità dello stesso Sinner, con i soliti argomenti che escono dai tombini, come quello sulle tasse pagate a Montecarlo (in un Paese di evasori, dove chi paga fa la figura del fesso), come se poi fosse il solo tra i grandi sportivi ad aver spostato nel Principato la residenza fiscale.
Caro Jannik,
se dimostrano in modo così lampante di non meritarti, non devono beneficiare nemmeno di una foto accanto a te con il Trofeo: lasciali ai loro post celebrativi sui social, con i quali ti fanno i complimenti, lucrando comunque un po’ di visibilità e di attenzione grazie a quanto di più distante ci sia rispetto alla quasi totalità della nostra classe politica, ossia un italiano del quale andare fieri, come sei tu.
Paolo Marcacci










