Oggi il Senato si è riunito per ascoltare le comunicazioni della premier Meloni in vista dell’imminente Consiglio europeo. Diversi deputati hanno preso la parola per “suggerire” quali dovrebbero essere le posizioni dell’Italia.
“L’Europa si forgia nelle crisi”, diceva Jean Monnet. Al centro della tensione tra Israele, USA e Iran, l’Unione Europea si riunisce in tal senso per dire la propria. Per Claudio Borghi però non è di buon auspicio. Il parlamentare della Lega è intervenuto oggi in Senato in occasione delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni sul Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sul summit NATO, che si terrà nella giornata odierna e continuerà domani. Il vertice è stato convocato per discutere della risposta europea alle tensioni in Medio Oriente, con i missili reciproci tra Iran e Israele, l’attacco statunitense e poi la richiesta di Trump di un cessate il fuoco che pare essere già infranto. Nell’ambiente occidentale si è parlato negli ultimi mesi di un maggiore impegno da parte degli Stati membri nell’aumentare le spese militari. Impegno che la premier ha accolto e confermato anche oggi al Senato.
Meloni sul riarmo
“Sul tema del riarmo si diceva che è stato alla base dell’inizio della guerra“, dichiara la premier Giorgia Meloni. “Io su questo la penso come i romani: ‘si vis pacem, para bellum‘. Quando ti doti di una difesa non lo fai perché vuoi attaccare qualcuno, noi sappiamo che la pace è deterrenza, lo condividiamo. Anzi, piuttosto se si hanno dei sistemi di sicurezza e di difesa solidi si possono più facilmente evitare dei conflitti“.
L’intervento di Borghi
In risposta alle comunicazioni della premier, Claudio Borghi ha preso la parola per “suggerire” quale dovrebbe essere l’approccio italiano al prossimo Consiglio europeo. Secondo Borghi, l’Europa, in situazioni di tensione, ne approfitterebbe per ribadire un eventuale accentramento di poteri. “Vi ricordate cosa diceva Jean Monnet, no? ‘L’Europa si forgia nelle crisi’. Quindi io sono convinto che in quel palazzo a Bruxelles c’è qualcuno che quando ci sono delle crisi si sfrega le mani: più potere per noi e meno potere per i cittadini. Debito comune per la difesa significa due cose. Significa commissariamento, perché vuol dire che se si fa debito comune si deve scegliere quello che dicono loro. A fronte di nessun tipo di guadagno dal punto di vista degli interessi abbiamo soltanto gli svantaggi, vale a dire di non decidere che cosa spendiamo, di avere un debito tutto sommato privilegiato, che quindi dovrebbe costare molto di meno, e dall’altra parte di dover pagare gli interessi non a cittadini italiani ma all’Europa in generale, o a grandi finanziari internazionali“.
Ascolta l’intervento integrale.