Starmer a muso duro sui migranti ▷ Borghi: “Schlein? Dall’attico ancora non si è accorta di nulla”

La decisione del premier britannico Keir Starmer di introdurre una serie di misure drastiche contro l’immigrazione – dal blocco dei ricongiungimenti familiari al raddoppio degli anni necessari per ottenere la cittadinanza – ha sorpreso molti, non solo per la sua durezza ma anche perché arriva da un leader laburista.

La virata securitaria di Starmer scuote anche la sinistra

Secondo Claudio Borghi, senatore della Lega, questa svolta non è altro che il risultato della pressione elettorale. “È bastato un round di elezioni locali e supplettive… e Starmer si è svegliato”, osserva, sottolineando il boom del partito di Nigel Farage, che ha riportato in auge le istanze più rigide sul fronte dell’immigrazione. “Votare serve sempre”, insiste Borghi, evidenziando come il cambiamento di rotta del Labour sia figlio diretto del consenso popolare per politiche più restrittive.

Londra: quando il problema arriva “in casa”

Se la virata di Starmer ha fatto rumore, è anche perché parte da Londra, storica roccaforte della sinistra progressista, ma oggi epicentro del malcontento legato ai flussi migratori. “È ovvio che un’enorme area urbana come quella di Londra sente forse di più la questione dell’immigrazione”, afferma Borghi, descrivendo un disagio che si è spinto fin dentro ai quartieri centrali della capitale. Secondo il senatore, quando i disagi iniziano a colpire anche “i loro attici, i loro centri città”, persino i sostenitori della sinistra globalista si accorgono dei problemi di criminalità, insicurezza e degrado urbano. È in quel momento, dice, che “improvvisamente si svegliano”.

Il paradosso italiano: cittadinanza più facile, realtà ignorata

Mentre il Regno Unito alza le barriere, in Italia si discute su come facilitare l’accesso alla cittadinanza, con una proposta referendaria che mira a ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza necessari. “Starmer ha fatto esattamente il contrario di quello che chiede la sinistra in Italia”, nota Borghi. In un paradosso politico evidente, chi in Italia promuove l’inclusione lo fa spesso, secondo il leghista, da una posizione di privilegio e distanza dalla realtà quotidiana. “Da noi non si sono ancora svegliati – accusa – evidentemente perché a causa di gente come la Schlein… dall’attico ancora non si vede il problema del clandestino e della non sicurezza per le strade”. Un’affermazione tagliente, che mira a colpire quella sinistra urbana che, agli occhi di Borghi, non ha ancora fatto i conti con le conseguenze pratiche delle proprie scelte.

Il voto come strumento di realtà

Dietro ogni scelta politica, per Borghi, c’è un unico vero motore: il voto popolare. È grazie al successo elettorale dei movimenti contrari all’immigrazione – come Reform UK – che il Labour ha modificato radicalmente la propria linea. Un messaggio chiaro anche per l’Italia, dove il senatore invita gli elettori a non disertare le urne. “Votare serve sempre”, ripete, sottolineando che anche all’interno della maggioranza non tutte le posizioni sono identiche. Quanto al referendum, propone un’interpretazione strategica: astenersi per farlo fallire, evitando così una riforma che – a suo dire – aprirebbe troppo le porte a cittadinanze facili. La lezione britannica, conclude Borghi, è che solo il voto può obbligare anche la sinistra a confrontarsi con la realtà.

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