Con l’elezione di Papa Leone XIV, sembra aprirsi una nuova stagione per la Chiesa cattolica, una stagione in cui le categorie tradizionali – politiche, ideologiche, simboliche – associate troppo spesso alla Chiesa rischiano di diventare semplicemente inutili.
Leone XIV: tira un’aria diversa
Lo afferma con decisione Martina Pastorelli ai microfoni di ‘Un Giorno Speciale’: “A questo Papa dobbiamo aspettarci molte sorprese positive, è un uomo che sarà molto difficile da categorizzare, che è l’hobby preferito di certi ambienti, soprattutto di quelli mediatici”. Leone XIV, sottolinea Pastorelli, è “l’uomo del Vangelo, ha parlato in un orizzonte spirituale verticale“, rompendo sin dal primo momento con l’approccio ideologico che ha dominato i commenti sui suoi predecessori.
Contro i simboli imposti e le narrazioni riduttive
A colpire fin dalle prime ore di pontificato è stata la scelta di non lasciarsi strumentalizzare da simboli o bandiere: “C’è questa brutta abitudine, a partire dai mezzi di informazione, di tentare di portare il Papa dalla propria parte”, denuncia Pastorelli. Non solo da ambienti progressisti: “Anche certi gruppi conservatori avevano trovato una sponda in Francesco e avevano finito per raccontare un Papa a loro immagine”. Questo meccanismo, aggiunge, non fa che danneggiare la Chiesa, riducendo il Pontefice a un portabandiera di cause parziali, “raccontato con categorie politiche ed ideologiche bocciate dalla storia”. Invece, Leone XIV ha posto al centro del suo messaggio Cristo, rompendo con la “popolatria” e invitando la gerarchia ecclesiale a “sparire, per far crescere Cristo”.