A volte basta un’occhiata di sbieco per capire che aria tira.
È successo tutto in pochi secondi, ma chi era lì – e chi ha rivisto il video – non ha potuto fare a meno di notarlo: Papa Leone, immerso nella folla festante, ha “dribblato” con eleganza una bandiera della pace sventolata con entusiasmo da un fedele. Un movimento rapido, appena accennato, ma quanto basta per evitare la figuraccia. E per dire molto, senza dire nulla.
Mentre avanzava tra strette di mano, sorrisi e benedizioni, il Pontefice ha notato con la coda dell’occhio il vessillo arcobaleno che si avvicinava al suo volto. E lì, con una destrezza degna del miglior difensore, ha virato lievemente il busto, lasciando sfilare la bandiera a lato. Nessuno strattonamento, nessuna smorfia: solo un gesto misurato, istintivo, ma carico di significato.
Rifiuto elegante
Le interpretazioni non si sono fatte attendere: gesto calcolato o puro riflesso? Messaggio velato o semplice cautela?
I telefoni sono alzati, le mani si protendono, i sorrisi si moltiplicano. Poi, dal lato destro, una mano alza una bandiera arcobaleno, simbolo ormai iconico del pacifismo internazionale ma anche, negli ultimi anni, associato a battaglie di altro genere, dalla comunità LGBTQ+ fino ai movimenti no-war più radicali, ma di certo un simbolo di cui molte parti politiche si sono appropriate, svuotandolo del suo significato più intuitivo e autentico.
E’ cambiato il clima?
È allora che accade: il Papa sembra notarla con la coda dell’occhio e, con un movimento secco e fluido, le gira intorno, lasciandola fuori dal proprio spazio visivo. Nessuna espressione di fastidio, solo una prontezza corporea che lascia intendere un rifiuto elegante.
Che lo si legga come una manovra simbolica o come una reazione istintiva, quel mezzo secondo di movimento racconta molto del ruolo – e delle difficoltà – di chi vive sotto i riflettori globali, in equilibrio tra fede, diplomazia e comunicazione. In un mondo in cui ogni gesto vale mille parole, Papa Leone ha scelto il silenzio del corpo. Ma anche quel silenzio, ormai, fa rumore.
Quel che è certo è che Prevost ha mostrato ancora una volta di saper leggere il momento, anche quando il momento dura mezzo secondo.
Ascoltate nel video l’analisi con Daniele Capezzone e Fabio Duranti.