Il rigore per l’Arsenal c’era poco, quello inizialmente assegnato al Real è evaporato dopo la revisione. Quello per i londinesi, in ogni caso, lo ha neutralizzato Courtois: le “emozioni” del primo tempo del Bernabeu sono tutte – si fa per dire – qua. Il cronometro alleato dei Cannoni di Sua Maestà, tra i fischi del pubblico madridista, perché dopo il risultato dell’andata stasera il trascorrere dei minuti era un conto alla rovescia.
Alzano gli occhi verso le tribune, quelli dell’Arsenal, quando entrano in campo, forse per sviluppare subito gli anticorpi verso la legge non scritta del “miedo escenico”, la paura di quello che è il teatro delle rimonte per eccellenza. Poi, gli uomini di Arteta abbassano gli occhi sul campo, perché l’obiettivo è lì e perché il Real non riesce a essere furente, mentre Odegaard e compagni evidenziano fraseggio nitido e una prevalenza nei duelli individuali che fa capire subito l’antifona.
Lo stadio stesso ha dato l’impressione di aver capito ben presto l’antifona, molto prima del gol di Saka, il cui scavetto su Courtois in uscita è un velo di caviale sul burro chiarificato della semifinale.
L’Arsenal è talmente protagonista da segnare anche il pareggio nella propria porta, per come Vinicius Junior viene favorito al tiro.
Alla fine, con un gol di Martinelli, gli inglesi concludono la partita che per il Real non è mai cominciata.
Paolo Marcacci