“Abbiamo trovato acqua solida nel polo sud lunare: sarebbe la svolta per la permanenza umana”

Il ritorno sulla Luna è sempre più vicino dopo più di 60 anni, ma la seconda orma dell’uomo sul satellite terrestre è una sfida perfino per la tecnologia di oggi.
Sappiamo ad esempio che sulla superficie lunare non c’è atmosfera, quindi non c’è aria respirabile. Inoltre la dose di radiazione ionizzante è 200 volte circa maggiore rispetto a quella della Terra, una dose che chiamare mortale è un eufemismo.

Tutto ciò richiede soluzioni a sfide scientifiche, mediche e ingegneristiche. Soluzioni di cui abbiamo parlato con Marco Brancati, ingegnere della Divisione Spazio di Leonardo.

Partiamo intanto dalle differenze con l’ultima volta: “Negli anni ’60 l’obiettivo della corsa alla Luna poco o nulla aveva a che vedere con la vita di tutti i giorni, sicuramente c’era un discorso di misura di forze tra il blocco americano e statunitense ed il mondo sovietico. Oggi perché diciamo di voler tornare sulla Luna? Perché nel frattempo, in queste ultime decadi, abbiamo studiato e capito molto di più di quella che è la natura del nostro satellite naturale. Innanzitutto abbiamo capito che sulla superficie lunare ci sono tutta una serie di elementi che vengono chiamati terre rare. Elementi fondamentali per quanto riguarda la realizzazione della componentistica elettronica.

Abbiamo poi capito che in realtà sulla superficie della Luna c’è una grande quantità di elio-3, un isotopo fondamentale per quanto riguarda la produzione di energia in base alla fusione nucleare. Ma abbiamo anche scoperto che in particolare nella zona del Polo Sud c’è ingabbiata, chiaramente sotto forma solida, dell’acqua”.

Una possibile svolta

“Per acqua intendiamo idrogeno e ossigeno, significa quindi che effettivamente andandola a ingabbiare e riseparando i due componenti idrogeno-ossigeno c’è la possibilità nominale di supportare la vita di astronauti sulla superficie selenica, ma anche di produrre in loco del propellente.
Le aziende di Leonardo e in generale del gruppo sono da decadi riconosciute per la loro competenza e per la capacità di realizzare infrastrutture, satelliti, che consentono e consentiranno ancora di più di facilitare una permanenza di lungo periodo sulla superficie lunare.

Ricordiamo chiaramente il ruolo di Thales Alenia Space nella realizzazione dei moduli della stazione internazionale orbitante, per la realizzazione dei moduli delle nuove stazioni commerciali che sostituiranno la stazione americana, per la realizzazione di quello che noi chiamiamo il Ghetto Lunare.
Verrà cioè realizzata in un istante intorno alla Luna un lander, quindi di un oggetto che scenderà sulla superficie lunare, ma anche proprio di un modulo chiamato MPH (Multipurpose Habitat), che serve proprio a consentire una presenza dell’uomo sulla superficie lunare, proteggendolo da quelle che sono le radiazioni cosmiche, visto che la Luna non è dotata di atmosfera”.

L’uomo rimarrebbe a lungo termine

“Per fare tutto ciò, Telespazio sta sviluppando una costellazione di satelliti di telecomunicazione e di posizionamento intorno alla Luna proprio per consentire sia ai robot, sia alle sonde automatiche, ma anche agli astronauti che torneranno sulla superficie lunare, di comunicare direttamente con Terra, oltre al fatto di avere a disposizione alcuni di quei servizi che abbiamo sulla Terra, come ad esempio la localizzazione sulla superficie e quindi i servizi di navigazione.
Parliamo del famoso navigatore al quale facevamo riferimento poc’anzi: verrà abilitato anche sulla superficie lunare e ci sarà la possibilità per gli astronauti di spostarsi anche per numerose decine di chilometri senza l’ansia di perdere l’orientamento per poter poi ritornare al modulo che consentirà loro di rimanere in un habitat protetto, con una permanenza di lungo termine”.