Sulla propria pagina Facebook, commentando un recente articolo di Adriano Sofri, Gad Lerner dice qualcosa di davvero incredibile. Ci spiega meticolosamente per quali ragioni il guitto di Kiev, l’attore nato con la N maiuscola, il prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, voglio dire Zelensky, l’attore dittatore, il dittatore, sia comparabile alla figura del grande Salvador Alliende, che morì nel 1973 subendo un golpe da parte di Pinochet, un golpe dietro al quale vi era la longa manus della CIA e della civiltà dell’hamburger. Tutti e due, Zelensky e Alliende, spiegano Conzelo, Adriano Sofri e Gadlerner, hanno resistito fino alla fine, combattendo eroicamente e mantenendo il loro posto con dignità.
Si tratta, lo dico subito senza perifrasi edulcoranti e senza ambagi, di una narrazione del tutto surreale e inconsistente. Una narrazione che è del tutto surreale e inconsistente per più ragioni, che subito proverò ad adombrare. Intanto, giova a rammemorarlo, Allende non era supportato dai nazisti del battaglione Azov, come invece è il guitto di Kiev.
E Allende non era neppure una marionetta nelle mani degli statunitensi, verso i quali, anzi, fu sempre fermamente critico. E furono anzi proprio gli Stati Uniti i reali responsabili della sua fine, dato che, come già ricordavo, il golpe di Pinochet era voluto dalla CIA, come ormai è limpidamente emerso da tempo. Va detto che anche il guitto di Kiev sembra ora cadere per volontà di Washington, ma questo non deve indurre a fuorvianti ermeneutici.
Il guitto di Kiev è stato ed è una marionetta creata da Washington ad hoc e ora che non serve più viene abbandonato alle fiamme, proprio come i burattini di Mangiafuoco in Pinocchio di Collodi. Ancora, giusto per sottolineare qualche altra differenza notevole, Alliende non aveva chiuso i partiti di opposizione. Alliende non aveva perseguitato la chiesa ortodossa.
Alliende non aveva neppure in posto il canale unico televisivo. Tutte cose che invece il guitto di Kiev ha fatto e anzi ha menato vanto di aver fatto. Allende aveva difeso e posto in essere la benemerita socializzazione e la nazionalizzazione dei mezzi della produzione, al contrario del guitto di Kiev, neoliberista fino al midollo, marionetta senza dignità del turbocapitalismo made in USA.
Le dichiarazioni surreali di Adriano Sofri e di Gadlerner rientrano pienamente nel quadro dell’audierna insensata eroizzazione del dittatore ucraino, parte integrante del programma del pensiero unico oggi egemonico in Europa. Non avrete senz’altro obbliato il fatto che ancora pochi giorni addietro Paolo Gentiloni aveva cinguettato su X che l’attore nato, sono parole sue, merita rispetto, chiuse virgolette, per le sue gesta eroiche e per la sua salda resistenza. Non abbiamo mancato di sottolineare ad abundantiam come, da più parti, si parli addirittura di una possibile fuga del guitto di Kiev in esilio a Parigi, ove magari, supponiamo, troverà un nuovo impiego, pienamente rispondente alle sue qualifiche, presso il Moulin Rouge.
Come non ci stanchiamo di sottolineare da tempo, la situazione è oltremodo tragica, senza in alcuna maniera riuscire a essere seria.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro