Romania, l’esclusione di Georgescu diventa un precedente pericoloso? | L’editoriale di Capezzone

L’esclusione di Georgescu dalle elezioni presidenziali rumene ha scatenato un acceso dibattito sullo stato della democrazia in Europa. Dopo il primo turno delle presidenziali dello scorso dicembre, in cui Georgescu, candidato sovranista e filo-russo, era risultato in vantaggio, la Corte Costituzionale ha annullato il voto per presunte “interferenze esterne”. Un provvedimento che Daniele Capezzone definisce “da trasecolare, perché le influenze online ci sono sempre, ma se vanno in direzione pro-Europa o pro-sinistra nessuno si scandalizza, mentre se vanno nella direzione opposta il popolo bambino va protetto”. Il caso ha sollevato perplessità sulla selettività di tali decisioni e sulla legittimità dell’intervento della Corte nel processo democratico.

La situazione è degenerata ulteriormente nelle ultime settimane. Georgescu è stato fermato dalla polizia con accuse vaghe, legate al possesso di contanti – circostanza che di per sé non costituisce un reato. Poco dopo, la commissione elettorale, con un voto a maggioranza (10 favorevoli su 14), ha escluso definitivamente il candidato dalla corsa presidenziale, senza addurre irregolarità formali, come firme mancanti o errori burocratici. Capezzone non usa mezzi termini: “Ma siamo completamente impazziti? Si tratta di una selezione preventiva in stile iraniano: si decide in anticipo chi può o non può concorrere, così chi deve vincere vince e il risultato è garantito”.

Il direttore editoriale di Libero critica aspramente anche il silenzio dell’Unione Europea, ipotizzando una sua complicità nella vicenda: “Bruxelles tace, ma perché acconsente. Forse c’è anche la sua impronta digitale dietro tutto questo”. Oltre alla gravità dell’episodio, Capezzone denuncia l’assenza di un adeguato dibattito mediatico in Italia: “Con l’eccezione del mio giornale e di un pezzo che ho scritto io, l’argomento quasi non esiste sui quotidiani italiani”.