Tutto quello che non vi dicono sulle elezioni in Germania e sulla mancata vittoria di AfD

Nei giorni scorsi si sono svolte le elezioni in Germania e, come prevedibile, Alternative für Deutschland non ha trionfato. Tuttavia, il partito ha ottenuto un consenso decisamente in crescita rispetto ai mesi passati. Ora, lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo: Alternative für Deutschland, nonostante il nome, non rappresenta una vera alternativa al sistema dominante, di cui è invece espressione.

A tal proposito, voglio ricordare che Alternative für Deutschland è un partito stabilmente collocato su posizioni neoliberali ed è inoltre decisamente schierato dalla parte di Israele e del suo imperialismo genocidario. Questo basta a comprendere come Alternative für Deutschland, lungi dal rappresentare un’alternativa, sia in realtà parte integrante del sistema dominante.

Un sistema dominante nei confronti del quale, tuttavia, Alternative für Deutschland esprime alcuni elementi critici non trascurabili. Ed è proprio in virtù di questi elementi critici che il partito viene ostracizzato e demonizzato: pur essendo parte del sistema dominante, non ne è un ingranaggio perfetto. Vi sono infatti alcuni aspetti di Alternative für Deutschland che la rendono meno organica all’ordine dominante rispetto alle forze canoniche della destra neoliberale “bluette” e della sinistra neoliberale “fucsia”.

In particolare, la volontà di riaprire il dialogo con la Russia di Putin è un elemento certo non irrilevante. A ciò si aggiungono le posizioni fortemente critiche nei confronti dell’Unione Europea, al punto che Alternative für Deutschland ha già più volte dichiarato di essere favorevole a un’eventuale uscita della Germania dall’UE. Ora, il partito non è riuscito a trionfare, e tuttavia il suo consenso continua a crescere, nonostante gli elementi che lo rendono organico all’ordine dominante e nonostante, lo ricordiamo, alcune posizioni francamente assurde. Tra queste, la tesi secondo cui Hitler sarebbe stato un comunista, una narrativa del tutto demenziale, che peraltro si inserisce perfettamente nel discorso dominante: quello che mira a equiparare nazismo e comunismo come due totalitarismi da condannare, per santificare sempre e solo l’ordine neoliberale, elevato a “open society” e a unico regno possibile della libertà.

In ogni caso, come dicevo, Alternative für Deutschland non ce l’ha fatta, ma ciò non significa che la Germania possa dirsi al sicuro. È vero, ora giubilano le forze sistemiche che hanno vinto, ma non si può trascurare la situazione critica in cui versa la Germania e, più in generale, la sempre più drammatica condizione dell’Unione Europea. Per quanto riguarda il paese teutonico, non dimentichiamo che si trova, di fatto, in una fase di recessione.

Il comparto automobilistico, da sempre trainante, è in profonda crisi. Le fabbriche automobilistiche stanno chiudendo e la parola “recessione” è ormai nell’aria. Sul piano più ampio, l’Unione Europea – della quale la Germania è storicamente la locomotiva – sta attraversando una crisi profonda, soprattutto ora che è stata esclusa dalle trattative di pace riguardanti la guerra in Ucraina.

Questi negoziati, infatti, sono stati condotti in via esclusiva da Russia e Stati Uniti, con l’Unione Europea totalmente estromessa. Una volta di più, Bruxelles prende coscienza del fatto di non contare nulla e di essere, semplicemente, una serva di Washington, usata quando fa comodo e scartata quando non serve. La situazione è dunque tragica e, se Alternative für Deutschland avesse trionfato, forse avremmo già assistito alla spallata finale per l’Unione Europea.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro