Giulia Cecchettin, le sporche generalizzazioni e i nemici veri

È una pagina incredibilmente orribile, quella legata all’omicidio della giovane Giulia Cecchettin. Una pagina sconvolgente che ha lasciato tutti noi di pietra. Il responsabile di questo efferato, inqualificabile omicidio è stato già, per fortuna, consegnato alla giustizia, dacché, nella giornata di ieri, è stato catturato in Germania.

Taluni e i quotidiani, tra i più venduti, hanno sottolineato il fatto che il giovane fosse provato e desideroso di consegnarsi. Fatto sta che non si è consegnato, ma è stato catturato dalle autorità tedesche. Su questo omicidio orrendo e inqualificabile deve esserci solo condanna incondizionata, senza se e senza ma, come si usa dire.

E su questo nulla quaestio. Tuttavia è già partita la macchina ideologica della propaganda. E mi permetto di dire, senza ambagi e senza tema di smentita, che temo che sia davvero irredimibile l’ignoranza mista a stupidità di quanti attribuiscono delitti orribili, come quello di Giulia Cecchettin, alla famiglia, al patriarcato o alla naturale violenza del maschio.

Sì, perché di questo si tratta. La macchina della propaganda si è già avviata e comincia, more solito, a puntare il dito contro la figura del maschio, colpevole in quanto tale, si dice, di violenza ed efferatezza. Ma il dito viene puntato anche contro il patriarcato, che non si capisce bene in che modo abbia responsabilità rispetto a questa vicenda e soprattutto cosa c’entri rispetto a questa vicenda.

Ancora, il dito viene puntato contro la famiglia, facendo valere l’idea, cavallo di battaglia dell’ordine individualistico liberal libertario, secondo cui la famiglia è una forma intrinsecamente violenta degna di essere superata perché portatrice soltanto di orrori sfocianti ingesti come quello dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Proviamo a fare chiarezza ribadendo senza esitazione la ferma condanna di gesti di violenza efferata che culminano in omicidi come quello di Giulia Cecchettin o che anche solo fanno valere una forma di violenza che anche non culmini in gesti così tremendi. La violenza, quale che sia, compresa quella dell’uomo sulla donna, si intende, deve essere condannata.

Ma dire che la famiglia è responsabile in quanto tale di quell’orrenda violenza e che dunque bisogna superare la famiglia come modello intrinsecamente violento è un puro non sequitur. Sarebbe come dire che il polmone è responsabile della polmonite e che dunque per curare la polmonite bisogna abolire il polmone in quanto tale. Ugualmente, dire che il genere maschile è in quanto tale violento ed efferato è una sciocca generalizzazione.

Una sciocca generalizzazione che oltretutto produce effetti analoghi a quelli del classico razzismo, che identifica scioccamente in gruppi etnici particolari una presunta violenza naturale. Di questo si tratta in effetti, di generalizzazioni stupide, buone solo a creare conflitti orizzontali, in questo caso il conflitto tra uomini e donne funzionali all’ordine del global capitalismo, che per un verso dirotta l’attenzione rispetto al conflitto verticale tra schiavi e padroni, tra basso e alto, e per un altro verso spezza la solidarietà tra uomini e donne, generando l’idea che il maschio in quanto tale sia efferato e violento. Per fortuna non è così, stante anche il fatto che la massima parte degli uomini, ossia delle persone di sesso maschile, oggi condannano fermamente il gesto brutale e l’omicidio che ha sconvolto la vita di Giulia.

Allo stesso modo non ogni uomo è violento e anzi la massima parte degli uomini, per fortuna, rispetta gli altri, donne comprese.

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro