Torna il terrorismo, era sparito con il Covid: per il potere la narrativa della paura è fondamentale

Sono ripartiti ancora una volta a Bruxelles, puntuali come un orologio elvetico, gli attentati terroristici. Dopo la grande fortuna, tra virgolette, che avevano avuto dalle Torri gemelle al 2016 circa, erano stati protempore sospesi. Perché il discorso emergenziale si era provvisoriamente traslato verso nuove direzioni, segnatamente verso la crisi epidemica che ha sconvolto le nostre esistenze dal 2020 in avanti. I terroristi erano così stati momentaneamente sostituiti dagli untori e dai contagiati. Ora che l’emergenza epidemica è venuta meno, per decreto dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ecco che ripartono gli attentati terroristici. Riparte pure, in flessibile, la narrazione emergenziale annessa, la quale narrazione emergenziale risulta intrinsecamente funzionale ad alimentare il clima di paura e le misure di contenimento, sempre a detrimento delle libertà e dei diritti della popolazione.

Ma la narrazione emergenziale terroristica risulta altresì funzionale a rinsaldare la guerra santa contro l’Islam su scala globale, con il registro narrativo modalità Oriana Fallaci. A partire ovviamente dalla questione palestinese, la più calda del momento. mutando, come già di fatto è, il diritto a difendersi di Israele in diritto al bombardamento etico-preventivo e all’imperialismo umanitario di quell’Occidente che, per definizione, non fa mai guerre ma sempre e solo missioni di pace. Non lancia mai bombe assassine, ma sempre solo bombe intelligenti. Non pratica mai l’imperialismo, ma sempre e solo estende democrazia e diritti al mondo intero. Non stupisce tanto, in vero, che tutto questo accada. Desta semmai meraviglia che i più ancora non capiscano, e aderiscano demenzialmente a questa narrativa funzionale all’ordine liberale atlantista e ai rapporti di forze egemonici su scala globale.

Questo soprattutto colpisce. Anche perché poi il terrorismo svolge una funzione determinante per i rapporti di forza dominanti. Soprattutto permette di compattare il fronte interno contro il nemico esterno. Prima era quello comunista, poi divenne quello islamico. Il nemico, sempre in agguato, risulta funzionale, intanto alla creazione ad hoc di un consenso di massa a beneficio della civiltà occidentale, identificata senza riserve con la democrazia pienamente attuata. E poi serve anche alla delegittimazione della religione e della trascendenza in quanto tale, per estensione anche quella cristiana, non solo quella islamica. secondo il noto teorema secondo cui la religione è superstizione, fanatismo e dunque occorre ovunque far prevalere le ragioni del laicismo, cioè della religione dell’ateismo. Ecco perché la narrazione terroristica riprende con enfasi dopo gli attentati tremendi e terribili di Bruxelles.

In questi anni abbiamo visto succedersi emergenze ininterrotte a tal punto che il nostro può, a tutta con tutta legittimità definirsi il tempo dell’emergenza permanente, dall’emergenza terroristica, quella finanziaria, fino a quella climatica e a quella epidemica, per poi tornare, è questione di questi giorni, alla emergenza terroristica, come è stata nei giorni scorsi a Bruxelles e come temo ancora molte volte vedremo nei giorni e nei mesi successivi, proprio anche in ragione della guerra tra Israele e Palestinesi. Insomma, il terrorismo continua a svolgere una parte fondamentale nella narrazione egemonica e non per ragioni trascurabili rispetto ai rapporti di forza dominanti.