Trent’anni di fallimenti non sono bastati: le associazioni industriali chiedono ancora più Europa

A Berlino si è tenuto il quinto forum tra le associazioni industriali delle tre grandi potenze manifatturiere d’Europa.

La manifattura della Germania, dell’Italia e della Francia. In un momento di tensioni tra i governi Meloni e Scholz l’Associazione Industriale Italiana sottolinea l’importanza di mantenere delle relazioni sane con il principale partner europeo dell’Italia ed esprime delle preoccupazioni per gli sforamenti sul disavanzo annunciati dal ministro Giorgetti e per l’aumento dello spread, sottolineando che la strada presa dalla Banca Centrale Europea basata sull’aumento dei tassi, come sapete, per combattere l’inflazione, non è efficace e potrebbe portare alla recessione. Interessanti anche queste espressioni, potrebbe portare alla recessione.

A me pare che siamo già abbondantemente dentro la recessione, non da oggi. Comunque, l’Associazione Confluenza Industriale Italiana sottolinea anche la necessità di rivedere la spesa corrente in Italia e di riequilibrare gli investimenti con il patto di stabilità, suscitando preoccupazione per la recessione della Germania che è il principale partner commerciale dell’Italia e sottolineando come il modello di business delle aziende tedesche dovrebbe essere ripensato ma preoccupandosi di precisare che la Germania non sarebbe il malato dell’Europa. Osserviamo, dunque, che l’Associazione Industriale Italiana è fiduciosa nelle capacità delle imprese italiane e tedesche di superare gli ostacoli politici affermando che la litigiosità tra le due nazioni danneggerebbe la politica europea, notate bene, e che l’Europa debba affrontare trasformazioni e sfide nel prossimo futuro come la necessità di creare fondi comuni. Insomma, il commento che io faccio è che sembra che alle associazioni industriali italiane non siano bastati trent’anni di insuccessi, di politiche di austerità e quindi ci vuole ancora più Europa.

Secondo loro ci vogliono ancora più regole europee, ci vogliono ancora più lacci, lacciuoli e insomma andare avanti con una politica che da trent’anni è sempre la stessa, l’austerità. Io non visito le associazioni confindustriali frequentemente, ma visito frequentemente le imprese e vi posso dire che ho l’impressione che la maggior parte, per non dire la quasi totalità, degli imprenditori che conosco pensano che siamo già in recessione. Quindi forse le associazioni si dovrebbero accorgere che se 30 anni di politica portano a degli errori, continuare a dire che bisogna continuare su quella strada forse non è la scelta più saggia da fare.

Malvezzi quotidiani – l’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi