Canada, si dimette il N.1 della Camera ▷ “Lasca una lezione sull’ignoranza a cui siamo arrivati”

Si è dimesso il presidente del parlamento canadese Anthony Rota, sommerso dalle polemiche dopo aver lanciato l’omaggio, tributato in una standing ovation di tutta l’aula, a un veterano ucraino che durante la seconda guerra mondiale combatté i Russi. Peccato però che l’anziano protagonista della vicenda, Yaroslav Hunka, lo fece a fianco delle SS naziste. Le immagini dell’evento organizzato in occasione della visita in Canada di Zelenskyj hanno fatto il giro del mondo, generando dimissioni e imbarazzo in tutto il mondo.

Eppure, come fa notare Alberto Contri, se non si fosse indignata una importantissima istituzione, la vicenda sarebbe passata in sordina: “Visto che si parla di cancel culture, se non avesse sollevato il problema la fondazione Wiesenthal, con tutta l’autorevolezza del cacciatore di criminali nazisti, ho qualche dubbio che la cosa sarebbe stata così rilevante. Rota si sarebbe dimesso, perché è talmente inoppugnabile, perché viene da una fonte che non si può giustamente toccare. Tutti quelli che hanno detto che nella brigata Azov ci sono un sacco di ex nazisti sono stati tutti smentiti. Ci voleva che lo dicesse qualcuno della Fondazione Wiesenthal.

una questione di “autorevolezza delle fonti” secondo Meluzzi: “La fondazione Wiesenthal non si può neanche criticare. C’è una graduatoria di sacralità: Trudeau è a sacralità 3, Fondazione Wiesenthal è a sacralità 8. Quindi Fondazione Wiesenthal batte Trudeau e nazisti 3 a 0. Prova tu a criticare la Fondazione Wiesenthal: ti arrestano”.

Consuetudini che si ritrovano nel oro della storia, dal tempo dei Romani secondo il dottor Vanni Frajese: “Ovviamente chi vince la guerra racconta la storia. Oggi siamo andati molto oltre, non c’è bisogno di sapere nulla, perché di fatto è tutto talmente superficiale che è molto più interessante guardare i video dei dementi che ballano su TikTok piuttosto che cercare di capire qualcosa del mondo che ci circonda. Sono perfettamente riusciti a fare ciò che volevano, ovverosia creare generazioni di gente che non ha cultura, non ha spessore, non ha mente e purtroppo stanno arrivando al punto che non hanno anima. E tutto questo è frutto del sapiente lavoro fatto dai comunisti nostrani, dagli anni ’50 in poi, che avendo capito che non avrebbero mai vinto probabilmente la battaglia politica, hanno pensato al futuro, plasmando le nuove generazioni, occupando tutti quei posti nei centri di cultura, di potere, della scuola, Pasolini stesso ne sapeva qualcosa, e questo è il meraviglioso risultato da loro ottenuto”.