La visita di Joe Biden a Kiev e l’abbraccio con Zelensky di fronte al “Muro della memoria dei caduti per l’Ucraina” è l’apertura ovviamente del Corriere della Sera e praticamente di tutti i giornali. Il Corriere titola “Biden a Kiev: eroi, Putin fallirà“. Una delle visite del Presidente degli Stati Uniti più brillanti, perché almeno si è reso conto di dove si trovava. Ha lasciato un messaggio sul libro degli ospiti di Palazzo Mariinskij che è la residenza del presidente Zelensky, dicendo “Sono stato onorato di essere stato accolto di nuovo a Kiev per portare solidarietà al popolo ucraino che ama la libertà. Vi prego di accettare il mio più profondo rispetto per il vostro coraggio, la vostra leadership“. Dice Biden, nella sua visita “un anno dopo chi resiste? La democrazia resiste, gli americani stanno con voi e il mondo sta con voi“.

In realtà c’è una fetta di mondo che sta da un’altra parte. Anzi, la maggior parte delle nazioni del mondo sta dall’altra parte. Di sicuro l’Occidente praticamente in maniera compatta ha scelto di sostenere l’Ucraina. E anche che la democrazia resista, insomma, qualche dubbio c’è. Nel senso che quello che ha fatto Zelensky in Ucraina non è esattamente una espansione della democrazia, in realtà ha fatto fuori tutti i partiti di opposizione. Tutti, veri o presunti oppositori con la scusa della corruzione, con accuse varie di tradimento.

Quindi non è esattamente così. Però questo è ormai il fronte che abbiamo preso. Tutti i giornali, anche vediamo La Stampa, per esempio, titola “Meloni-Zelensky, patto di ferro“. Però ci sono delle perplessità sull’invio dei caccia. Qual è il punto? Il punto è che continuiamo da un anno a sentire le stesse cose, vediamo tante visite, perché sicuramente questo è un momento importante. Il Presidente degli Stati Uniti che va in un territorio di guerra. Dopodiché però ruotiamo sempre attorno alle stesse cose. Cioè, siamo sempre lì, no? A vedere lo stesso spettacolo, a sentire le stesse frasi. Non ci sono grandissimi passi avanti sul fronte della diplomazia, per ora.

Un via libera alla visita di Biden da parte della Russia potrebbe essere un primo mattoncino sulla strada del dialogo. Vedremo, non sarà un percorso facile, anche perché ovviamente c’è Zelensky che chiede dalla sua parte ulteriori armi. Continua a chiedere aiuto per gli aerei, per coprire il grande punto di debolezza che è il cielo. Tajani ribadisce che difficilmente invieremo i caccia, perché altrimenti si rischia un ulteriore allargamento del conflitto. Inviare gli aerei sarebbe un passo troppo prossimo a bombardare il territorio russo. In fondo, molto probabilmente. Così come Biden era opposto all’utilizzo di armi a lunga gittata di marca americana. Proprio perché non si colpisse il territorio russo.

Intanto Rampini oggi pubblica un articolo nel quale parla della Cina che “sta per varcare una fatidica linea rossa, la fornitura di armi a Vladimir Putin“. Se lo farà, secondo Rampini, “se la Cina darà armi a Vladimir Putin, l’aggressione russa all’Ucraina potrà durare molto di più e moltiplicare le vittime, il mondo sarà risucchiato verso una contrapposizione tra blocchi con parallelismi inquietanti“. Quindi per capire, la Cina non dovrebbe dare armi alla Russia e noi invece dovremmo continuare a dare armi all’Ucraina. Poi c’è chi dice che il conflitto deve cessare le condizioni che deciderà l’Ucraina. Ma io lo auguro agli ucraini, lo auguro a tutti che finisca alle loro condizioni.

Mi pare che però nessuno sappia rispondere a una domanda semplice. E se non finisce alle condizioni dettate da Zelensky? E se continua che si fa? Si continua a macinare vite, si continua a mandare armi ad alimentare la guerra, aspettando che succeda qualcosa che allarga il conflitto?

Non lo so. Io credo che a questa domanda una risposta manchi. Manchi decisamente.