Vorrei fare un minuto di silenzio per come in Italia nei nostri stadi in generale viene vissuto il minuto di silenzio, anche semplicemente con riferimento all’ultimo, purtroppo, accadimento del terremoto in Turchia che ha dato luogo all’ultimo istituzionale minuto di silenzio nei nostri stadi. Modo di vivere il minuto di silenzio in Italia: parte il fischio del direttore di gara, giocatori schierati. Da qualche punto dello stadio c’è sempre chi inizia a inveire contro qualcuno, a gridare, ad alzare un coro. Perché nel silenzio, mai totale, ma nel silenzio quasi generale, il coro di insulti verso qualcun altro si sente meglio. Qualcun altro che inizia anche semplicemente a gridare con delle urla belluine. Fateci caso. Non si sa perché poi vengono emessi dei suoni gutturali, a volte. Quindi un modo ben diverso di vivere il minuto di silenzio, che sia per la scomparsa di una grande personalità, che sia per una tragedia, come nel caso appunto del terremoto che ha sconvolto e semidistrutto la Turchia. E poi, tra l’altro, al di là del becerume e di alcuni gruppuscoli che lo devono insozzare in un modo o nell’altro, questo rito si chiama minuto di silenzio, ma deve partire l’applauso.

Dopo 20 secondi deve partire l’applauso che tutto è tranne che silenzio. Infatti, se ci fate caso, i direttori di gara si sbrigano a decretare la fine del minuto di silenzio intorno ai 45 secondi. Perché? Perché non è stato un minuto di silenzio? Perché il pubblico con quell’applauso ha già detto “andiamo oltre, vogliamo vedere la partita”. C’è anche questo segnale inconscio. Però se voi guardate quello che accade per esempio in Premier League, nella Liga spagnola, nella stessa Bundesliga, quando va in atto va in scena il minuto di silenzio è un minuto di silenzio nel quale all’interno di uno stadio gremitissimo, come può essere il Tottenham Stadium a Londra, parliamo di uno degli impianti più capienti d’Inghilterra, più avveniristici anche perché più recenti, è un vero minuto di silenzio. Il silenzio taglia l’aria, da questo punto di vista. In Italia, salvo rarissime eccezioni, non si è mai vissuto un minuto di silenzio del genere. Se va bene, parte l’applauso che, ripeto, è la negazione stessa del silenzio, per quanto un applauso magari spontaneo. E diciamo che quasi all’unanimità va in scena con ottime intenzioni e quando va peggio e succede più di una volta, partono fischi, cori contro questa o quella tifoseria, urla di qualche gruppetto che deve dire “noi siamo differenti” anche durante il minuto di silenzio. Questi siamo. E letteralmente a volte per spiegare come siamo basta un minuto.