La morte di Gianluca Vialli, scomparso oggi dopo una lunga malattia, ha sconvolto il mondo del calcio. Personaggio di grande umanità, oltre che sportivo di classe sopraffina, Stradivialli (così lo chiamava Gianni Brera) ha lasciato un ricordo indelebile negli appassionati di sport e in chi gli voleva bene. Tra i tanti messaggi di cordoglio e ricordi, anche quello di Pietro Vierchowod, suo compagno di squadra alla Sampdoria e alla Juventus, con cui ha vinto uno storico scudetto con i blucerchiati e l’ultima Coppa dei campioni dei bianconeri.
“Noi del gruppo del 1991 alla Samp ci siamo ritrovati spesso a cena, siamo rimasti tutti amici, era un legame unico. Vialli non è mai mancato, neanche il 28 di novembre in cui è stato presentato il docufilm su quell’annata. Lui era molto provato, era appena stato operato, ma aveva voluto esserci sia a Torino, sia a Genova. Mi si è stretto il cuore quando l’ho visto, era molto sofferente. Aveva una grande forza d’animo, era un giocatore straordinario, sia in campo sia nello spogliatoio. Metteva sempre d’accordo tutti, sia i meno vivaci, sia i più ‘arrabbiati’, tirava le fila e ci mandava tutti nella direzione giusta“.
Tanta strada assieme per i due, in campo e fuori. “Alla Samp preferivamo andare in campo più con Vialli che con Mancini. Erano entrambi giocatori di straordinario talento, ma con Mancini capitava più spesso di litigare, mentre con Luca ci sentivamo più tranquilli. Speravamo non mancasse mai, dava l’anima, faceva gol, era più uomo squadra“.
“Vialli era soprattutto carismatico, un vero leader. Potevi anche perdere, ma sapevamo che lui poteva sbloccare la partita in qualsiasi momento. Da avversario lo marcai quando era alla Cremonese e il presidente della Samp mi chiese un parere, che fu ovviamente positivo. Lui mi disse che aveva deciso di acquistarlo. Un’altra volta fu quando lui passò alla Juve, e segnò anche: mi prese in giro, ma ero contento per lui“.