Mario Sconcerti non c’è più. Il decano del giornalismo italiano, tra i pionieri dello sport su carta stampata e televisione, se ne è andato nel modo più beffardo: due giorni prima dell’ultimo atto dei Mondiali di calcio. Oggi la camera ardente al Campidoglio, dove lo hanno ricordato la famiglia, la moglie Rosy e la figlia Martina, oltre agli amici di sempre. Anche la comunità di Radio Radio, con cui Sconcerti ha collaborato e dispensato lezioni per lungo tempo, ha portato il suo ricordo alla camera ardente e al rito laico della sua sepoltura.

Una vita al servizio dello sport in cui ha dispensato consigli e ci ha aiutato a crescere”. Così lo ricorda Ilario Di Giovambattista. “Abbiamo fatto un lungo cammino parallelo”, aggiunge Franco Melli. “Adoravo la sua vis polemica, il suo essere sincero, sempre pronto a divulgare, a spendere se stesso e la sua cultura anche a beneficio nostro, che avevamo piena coscienza della sua superiorità intellettuale. Lo conobbi grazie al padre, mi disse che suo figlio voleva scrivere di sport. In quel momento mi occupavo di pugilato, mi invita a casa sua e lo conobbi. Da lì, non è finita mai. In tanti momenti ci siamo riuniti, siamo stati insieme. Molte volte mi ha fatto commuovere quando parlava di me con affetto e ammirazione, questo mi ha inorgoglito parecchio”.

Devo molto a Mario”, dice Alessandro Vocalelli.È stato lui a farmi prima caporedattore, poi vicedirettore. La mia carriera è spiccata grazie al suo arrivo. Mi diceva che ero pronto per fare il direttore e mi rimproverava se, invece di assegnare un pezzo, lo scrivevo. Sono stato alla camera ardente, c’erano tantissime persone. Lui e Tosatti erano giganti del giornalismo, un po’ come Messi e Maradona. Lui intuiva le potenzialità dei giovani e gli chiedeva molto, ma li valorizzava. Ho imparato da lui che il giornale deve essere ricco di contenuti originali, più che cose riprese dai fatti, che tutti conoscono. Merita tutto l’affetto che gli è stato tributato”.

Tra chi si è associato al suo ricordo anche Xavier Jacobelli: “Anche io ho avuto l’onore di collaborare con lui. Abbiamo tutti avuto modo di raccontare come lavorava, vorrei sottolineare come lui fosse un anticipatore della multimedialità. Col tempo abbiamo capito di che si trattasse, il padroneggiare le multiformi attività dei media di cui Sconcerti si è reso protagonista. La resa era garantita da un italiano strepitoso e da una cultura enciclopedica”.

Quando sono arrivato a Milano è stato il primo che mi ha accolto. Ci siamo poi ritrovati qui a Radio Radio. La famiglia sta vivendo uno strazio”, aggiunge Tony Damascelli.