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Gli armigeri del pensiero unico e della lingua unica politicamente corretti, hanno deciso che non bisogna più dire “Buon Natale”, dacché sostengono che dirlo significa offendere le identità e le culture altrui. Ebbene invece a questo riguardo noi dobbiamo difendere e rivendicare il Natale in opposizione della formula ipocrita delle “Buone feste” che è quella poi in linea con quella vuota profondità della cancel culture e degli ierofanti del nuovo ordine politicamente corretto e globalcapitalistico. Natale, Cristo e il crocefisso non offendono nessuno, questo sia chiaro del tutto a prescindere che si creda o no.

Infatti, il Natale, il Cristo e il crocefisso, non meno di Socrate, Aristotele, Platone e Cicerone, sono il simbolo della nostra realtà, cultura, provenienza. La nostra civiltà è sintesi di ragione e fede, più precisamente della ragione in cerca della fede e viceversa come aveva detto Anselmo D’aosta. E, come aveva detto Benedetto Croce disse nel Novecento: “non possiamo non definirci cristiani e ciò a prescindere che crediamo oppure no, il cristianesimo innerva la nostra civiltà […] e non possiamo ripudiare ciò che siamo. La religione cristiana, in quanto ricerca della verità espressa in forma rappresentativa, è vera nel contenuto e non si oppone alla ragione ma la conferma nei suoi punti essenziali, una civiltà che si vergogni di sé e dei propri simboli non è destinata a finire ma è già finita nel peggiore dei modi. Togliendosi di mezzo da sola, dacché guardandosi allo specchio ha provato paura e vergogna”.

Come non capire allora che perdere il cristianesimo non significa perdere la nostra civiltà? Come non vedere che se non difendiamo chi siamo, non diventiamo più liberi ed emancipati? Al contrario, scivoliamo nell’abisso del nulla e dell’indifferenziato. Difendere il cristianesimo vuol dire difendere chi siamo, la nostra storia e la nostra progettualità, le nostre radici e le nostre aspettative, la nostra cultura artistica, letteraria e filosofica. Aprirsi all’altro è certo fondamentale, ma non vuol dire mai cancellare il proprio. Rispettare le identità altrui è un valore fermissimo ma non significa per nulla al mondo rinunciare alla propria identità. Al contrario, solo chi ha un’identità ben definita può rispettare quelle altrui e confrontarsi con esse. Del resto, chi ha un’identità differente dalla nostra non si sente offeso se diciamo “Buon Natale”, offeso si sentirà il nichilista ossia il luogo tenente del nulla che coincide poi al profilo egemonico del liberal-progressista, che trasforma la propria fede nel niente in punto d’onore, in gloria del progresso e del multiculturalismo.

Eppure il vero multiculturalismo può esistere non certo negando le culture ma solo rispettandole, dacché lo stesso presuppone che si diano culture particolari e plurali a partire dalla propria. Per questo dobbiamo rivendicare la nostra tradizione e storia e non possiamo che celebrare il Natale e ripudiare la forma che vorrebbero imporci di “Buone feste”. No, noi dobbiamo dire “Buon Natale”, difendendo chi siamo o come avrebbe detto il Foscolo dei Sepolcri: “Proteggete i miei padri”.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro