Nonostante numerosi aspetti positivi, la digitalizzazione totale porta con sé numerose insidie. “Noi, da rivista autofinanziata e indipendente, siamo interessati a spiegarne tutti i risvolti ai cittadini“, dice Fabio Duranti. “Bisogna diffidare da tutta quella serie di riviste ed emittenti che fanno informazione sul tema e poi sono finanziati da questa o quella azienda, questa o quella parte politica perché ne faranno gli interessi a prescindere da quello che fanno. Non sono dalla parte dei cittadini: hanno motivazioni altre secondo cui difendono gruppi ed elites di cui loro stessi fanno parte“.

Alcune cose, dunque, potrebbero essere taciute. Si sta cedendo il controllo di parti della nostra vita a terzi (tramite la digitalizzazione, ndr). Pagamenti digitali e altre cose che passano per i sistemi digitali fanno cedere parte della nostra sovranità personale, mettendo nelle mani di terzi tutti i nostri dati. Prima si firmavano documenti tangibili, magari autorizzati tramite firme che potevano essere verificate in modo certo tramite perizia. La tecnologia digitale, con le sue spunte nei quadratini, superano queste garanzie: chiunque potrebbe farle al posto tuo. Password e sistemi di crittografia possono sempre essere decrittati. Non ci sono più pubblici ufficiali, solo numeri e dati“.

Anche le informazioni su questo tema sono forniti dagli operatori della rete: “Google dice che la parola più digitata sul suo motore di ricerca è “Ucraina”. Chi ci garantisce sia vero, se è lui stesso che lo rileva? Potrebbero avere interessi a dare questa sensazione perché gli fa comodo, non abbiamo modo di verificare se questo dato sia vero o manipolabile. Un po’ come l’oste che dice che il suo vino è ottimo: sono i detentori della verità e tutto questo può essere aggravato dalla digitalizzazione“.